sabato 23 gennaio 2010

ARCHIA COME TEORIA D'OGNI COSA

EDITORIALE 2010

In ogni caso la nostra critica non può ignorare che l’istituzione Dipartimento di Salute Mentale è parte di un più ampio contesto di dominio che è lo Stato e, prima di tutto, luogo della mortale relazionalità autoritaria.
La Ragione accoglie lo Stato nel suo quotidiano squartamento della vita. Ogni pur piccola deviazione dalla norma di quella rutilante Ragione riceve il blasone squalificante di “malattia mentale” e, in ogni caso, d’un atto di follia sempre inspiegabile nei termini di quella stessa Ragione. Al di là di ogni umana sofferenza che, comunque chiamata o ingiuriata, va presa in cura e non certo all’interno di una relazionalità autoritaria che storicamente di quella Ragione ha mostrato le benevolenze, che sia nell’«Arché» lo spazio dove hanno origine tutte le cose non ce ne siamo dimenticati. Fiumi di sangue e carni dilaniate sulle quali brillano il lume della Ragione e l’odore dei soldi mantengono vivo il pensiero.
La relazione empatica contraddice la teoria d’ogni cosa? La rivolta la distrugge. Nella relazionalità empatica cade ogni teoria di dominio per un salto immediato al di là d’ogni potere.
Ogni buffone di corte nel suo produrre riso e pianto lusinga l’attenzione dello spettatore che s’abbandona a lazzi frizzi e lepidezze. Questo, buffone e Re assieme, affascina mentre inganna, vende e promuove un modello straordinariamente mortale. È urgente farla finita col nano di Regime e andare oltre, perché è il principio conservatore che ci interessa al di là dell’omino che lo impersona. L’elemento alla base. L’elemento degli elementi. L’aria, l’acqua, il fuoco. L’elemento all’origine di tutto.
Quello dell’Archia, termine certamente tanto desueto quanto consueto è il sangue versato per le sue fameliche necessità, è un modello razionalizzato nella sua bontà giustezza e libertà al di sopra di ogni cosa e, prima di tutto, al di sopra della stessa vita. Assolutizzante. Non vuotamente ideologico. Piuttosto un modello che s’è sviluppato nella logica delle Utilità che sempre s’accompagna, fino ad identificarvisi, ad una relazionalità autoritaria. Senza un prima, senza un dopo. Fino ad una mortale corrispondenza.
La relazione empatica realizza un salto senza per questo escludere l’importanza della distruzione delle realizzazioni autoritarie. Rompere i balocchi di potere. La sua importanza tra gli individui è ritenuta talmente grande e ricca di potenzialità salutari che è stata perfino posta alla base del rapporto terapeuta-“paziente”. Scoperta nel valore che potrebbe avere se la vita non fosse cooptata in una dimensione di dominio, è stata relegata a specialità terapeutica, a strumento esclusivo del terapeuta che l’assumerebbe nella fucina di laboratori istituzionali. Più viene assunta dallo specialista e qualificata come suo potenziale terapeutico, più viene squalificata nell’individuo comune che, solo in teoria o in situazioni di eccezionale fortuna, ne potrebbe apprezzare i pregi esclusivamente quando si rivolge allo specialista. Così la relazionalità empatica, della quale non senza responsabilità ci facciamo espropriare dal dominio, a caro prezzo ci viene venduta dallo specialista, scrupoloso controllore del copyright e dei diritti d’autore, nella malattia sotto forma di specialità terapeutica. L’individuo, espropriato di tutto e della sua stessa vita, se vuole e se può, la può riacquistare o riscattare alla banca del dominio. Qualche volta però dal coro proviene una dissonanza, un fuori ritmo, una stonatura, un controcanto. Qualche volta qualcuno spacca la faccia al Presidente dell’Amore, con tutto il rispetto per i miscredenti di turno, e un gruppo di esclusi, super sfruttati che, urlando la sua rabbia contro l’inumana e squalificata condizione di vita in cui è coattivamente tenuto, sfascia un bel po’ di roba per le vie di Rosarno in Calabria.
È nel contesto di un tale divino Regime dell’Amore che opera anche l’istituzione della Salute Mentale ed è in relazione a questo contesto che la dobbiamo andare a cercare quando vogliamo capire cosa sta succedendo oggi nell’Istituzione del Male Mentale.
Attraverso gli A-Periodici online del “Progetto Contraria-Mente” ci occupiamo, da un po’ di tempo, di quanto succede all’interno dell’istituzione della Salute Mentale. Quanto ancora oggi succede in questa istituzione che promette salute fa il paio con quanto succede nelle celle delle patrie galere che promettono repressione come punizione dell’individuo precedentemente squalificato e ridotto a reo. Guardiamo alle tematiche del Disagio Relazionale, con una presenza nel fluire della critica sociale, doppiamente fuori moda, sia per l’argomento trattato sia per il del tutto fuori moda costume che indossiamo sulla scena. Fuori moda anche per un motivo ancora. Da destra a manca si sono distribuiti gli eroi del dominio. Ognuno ha i suoi da rivendicare. Tutti hanno anche solo una viuzza per ogni eroe. Noi non abbiamo eroi né eroi celebriamo. La nostra è gente delle inutilità. Quella che muore per mano delle istituzioni totali, più o meno aperte, come la Salute Mentale, come le carceri, come lo Stato nel suo ossessivo riproporre un modello frattalico alla cui base troviamo la relazione autoritaria.

http://www.incompatibile.altervista.org/index.php/editoriale.html

http://contrariamente.altervista.org/index.php/libera-mente.html






mercoledì 13 gennaio 2010

LA BIBBIA DELLA SALUTE MENTALE

LE UTILITÀ DELLO STIGMA

Un individuo, un universale, che in una dimensione di potere è definito “negro”, “nero” o comunque indicato per il colore della pelle finisce di essere un individuo, un universale e incomincia a vivere una condizione d’esclusione con tutto ciò che ne consegue. Un individuo, un universale, che in una dimensione di potere è definito folle si vedrà cambiato nei suoi connotati; quando è definito “pazzo” e “malato di mente”, con diagnosi e certificato, si vedrà avviato verso un processo di stigmatizzazione e di esclusione a vita. Attualmente il fenomeno della marchiatura stigmatizzante, in una dimensione di potere, caratterizzata da una forte relazionalità autoritaria e su l’autoritarismo fondata, agisce a più livelli della società e pienamente agisce su tutti quegli individui diagnosticati dalla Salute Mentale o che per qualche motivo abbiano varcato quella soglia. La stessa OMS si è premurata nel denunciare il peso dello stigma.
La nostra storia ha istituito una soglia superata la quale, inappellabilmente, sulla carne umana viene apposto un timbro, un marchio, un sigillo, un’etichetta, una diagnosi che avvia un processo di stigmatizzazione di cui l’unto difficilmente si potrà mai liberare.
Superata quella soglia l’Istituzione diagnostica, certifica, documenti alla mano. Superata quella soglia, la mia azione, la mia stessa vita, momento per momento, è dichiarata e squalificata ad atto di follia.
Quella garanzia perviene al comune intendimento come certificazione di follia con tutto ciò che quella diagnosi socialmente e culturalmente significa e comporta, carica com’è di secolari connotati negativi.Anche questa volta, anche quando stiamo considerando le critiche di alcuni psichiatri rivolte a quella comunemente definita come Bibbia del disagio mentale, delle quali ci dà occasione Delfina Rattazzi, non stiamo prestando giuramento a nessuna bandiera.