mercoledì 6 febbraio 2008

IMPAZZITO NEL NULLA


NEL BLU DIPINTO DI BLU QUASI NERO


Dov’è finito Dio? L’avranno sfrattato dai suoi cieli. Finalmente lo voleva vedere in faccia. Finalmente gli voleva parlare. Non resiste più ad un inganno che ha superato ogni ragione. Va in escandescenze tra l’incomprensione, il panico dei passeggeri e la sempre la psichiatria sempre pronta con una diagnosi d’occasione.

«Il Boeing era in volo da Toronto a Londra. L’uomo è stato ricoverato in clinica psichiatrica. Il pilota d’aereo impazzisce, 146 salvati dal suo secondo.» (Giornale di Sicilia)
«Pilota impazzisce, urla che vuole parlare con Dio e l’equipaggio deve immobilizzarlo e legarlo
«Ha cominciato a dare in escandescenze nel bel mezzo dell’Atlantico
«L’uomo improvvisamente “impazzito” è ora ricoverato in Irlanda
«Il primo pilota da segni di squilibrio mentale a bordo
(Ansa) - «Il pilota di un volo (…) è stato ricoverato in Irlanda dopo avere dato segni di squilibrio durante il volo. (…) condizioni (…) tenute sotto controllo da un medico che si trovava a bordo
Ci rimbalza dalle cronache una notizia blu, dipinta di blu, anche se ha un sapore nero.
Chiunque di noi si fosse trovato su quell’aereo e avesse incominciato, ad un certo punto, a gridare di voler parlare con Dio, avrebbe avuto un trattamento simile a quello del pilota. Possiamo pensare che il problema consista nelle quattro goccine di una qualche sostanza psicoattiva che il pilota assumerà per spazzare via l’angoscia nata dalla delusa aspettativa di poter parlare con Dio? Possiamo pensare che il problema possa consistere in una qualche sostanza psicoattiva che dei passeggeri possono assumere per uscire dal panico creato da un evento simile a quello che si racconta? Certo che lo possiamo pensare, e lo pensiamo così intensamente da non accorgerci che dietro la pur problematica assunzione cronica di psicosostanze riusciamo a fare scomparire i più seri problemi dell’autoritarismo della psichiatria di sempre.
Non mi vorrei trovare su un aereo dove, ad un certo punto, vengo svegliato dalle angoscianti grida del pilota che, lasciata la gabina di pilotaggio, incomincia a gridare spasimando di voler parlare con Dio o incomincia a gridare l’angoscia dell’inganno di non averlo mai, nemmeno una sola volta, visto in faccia dopo l’ennesimo volo tra i suoi cieli. Mi fossi trovato in una situazione simile non avrei esitato ad inghiottire una qualche sostanza, comunque chiamata, che m’avesse tirato fuori dall’angoscia panica del momento.
Qualche volta però un anonimo evento viene a bussare alla porta delle nostre costruite certezze per venirci a dire, alla faccia della scienza e del controllo di potere, che non tutto è sottocontrollo; che, del tutto, proprio poco è sottocontrollo; che, del poco, proprio niente è sottocontrollo.

Potesse il messaggero di vita, invece che essere rinchiuso in psichiatria, essere ascoltato in quello che vuole raccontarci e potesse parlare per dare voce a quel suo desiderio esploso proprio quando, contrariamente a quello che si può pensare, la situazione lo richiedeva. Come puoi volare senza che ti venga la curiosità di andare a trovare, finalmente faccia a faccia, quel Dio la cui residenza hanno posto nell’alto dei cieli? Se non mentre stai volando, mentre ti trovi proprio a casa di Dio, quando? Un leggittimo e qualche volta anche farneticante e struggente desiderio di chiunque stia volando.
C’è chi con un delirio strutturato come quello espresso dalla canzone “Volare” vince Sanremo, tormenta per decenni un’intera popolazione e anche più, senza mai aver trovato uno psichiatra che gli prescrivesse anche solo cinque gocce di serenase per tre.
Quei passeggeri si potevano solo permettere di volare dentro una botte di ferro a casa di Dio ma non potevano sopportare che un pilota stanco di cercare Dio in cielo e di non averlo mai trovato si sia deciso proprio in quel momento di volergli parlare. I viaggiatori sono sani di mente, il pilota è pazzo… che niente sarebbe se non fosse pure da rinchiudere in psichiatria. Qua non c’entra niente né il pilota, né Dio, né la sostanza psicoattiva; qua si tratta di dinamiche di dominio secolari, espressione della religione, della scienza, della psichiatria. Gli psichiatri faranno una diagnosi e instaureranno un trattamento, una terapia farmacologica. Dicono di aver trovato nel cervello i segni che fanno del pilota un malato mentale e dei trasportati in una botte di ferro a propulsione dei sani di mente.
Se quell’uomo avesse posto la stessa richiesta, se avesse espresso lo stesso bisogno e desiderio a piazza San Pietro durante una celebrazione papale, il suo comportamento avrebbe trovato un altro posto nella mente comune; sarebbe stato adeguato a quanto la mente in quella situazione si attende e sarebbe stato un santo e non un pazzo, o comunque un chiamato da Dio.
Intanto la curiosità, oltre che la condizione di panico scatenata, non riesce ad evitare del tutto di rimbalzare sulla carta stampata. Il discorso, comunque impostato, racconta sempre di un uomo a cui qualcosa è pure successa. Qualcosa che, rispetto ad un ritmo abitudinario o ad un ritmo atteso, è rottura, taglio violento, azione scioccante e sconcertante.
(Leggi tutto):

Nessun commento: