UDIENZA PER LUCA GAMBINI
Nel pieno Diritto dei Cittadini
è morto anche Luca Gambini
A fine Dicembre 2007 Luca Gambini muore presso Dipartimento di Salute Mentale dell’ospedale Monteluce di Perugia.
Luca, 29 anni, di San Giusto (PG) era ricoverato presso l’SPDC (Reparto psichiatrico di Diagnosi e Cura). Ricoverato già dal 16 Novembre, il 29 Dicembre ingerisce del Metadone trovato nel repartino e muore il mattino del giorno dopo. La Magistratura apre un’inchiesta.
Tra le mille contraddizioni di sostenitori e oppositori della Salute Mentale, i servizi dei Dipartimenti continuano ad ignorare il rispetto anche di quelle pur criticabili leggi che costituiscono il Diritto del Cittadino in Salute Mentale con relative conseguenze nefaste. Per i sostenitori, responsabile è la “malattia” con annessi e connessi. Per gli oppositori, responsabile è “la Psichiatria”. Mentre si lancia il dado delle attribuzioni di responsabilità a seconda del carro sul quale si è trasportati, i Ministeri della Salute dei più diversi e variopinti Governi continuano a garantirsi la gestione del dominio vendendo servizi che più che della Salute sono servizi di morte. Sanitari, amministratori, Governi, Cittadini, utenti, Diritto? Nessuna responsabilità da attribuire loro, quanto ad una pregressa Psichiatria, all’idea che noi abbiamo di essa o a quella che abbiamo di una “malattia” della quale gli stessi medici che la diagnosticano ancora oggi non sanno dirci più di tanto.
In tal modo, più che servizi per la Tutela della Salute Mentale, lo Stato garantisce i servizi dell’Istituzione del Male Mentale che, rimasti nella logica dell’autoritarismo manicomiale di sempre, continuano a produrre morte più che salute.
È certamente un problema interpretare, in un modo o nell’altro, le problematiche del Disagio Relazionale ma, se una “malattia” ha portato Gambini in un reparto di un Dipartimento di Salute Mentale, il problema emergente è che, ancora oggi i Governi ci fanno pagare istituzioni dalle quali, una volta entrati, è difficile uscirne vivi.
Il Ministero della Salute, sotto tutti i Governi, al suo Cittadino che per un qualche motivo va a finire nei servizi del Dipartimento di Salute Mentale, da Palermo a Trieste garantisce un incremento di sofferenza che supera quella stessa attribuita alla “malattia”. Il grigiore del Diritto, che garantisce tutto ciò, qualche volta arriva al lutto della morte. E non si ferma. Con i metodi del Diritto e della Giustizia stanno riproponendo l’apertura di istituzioni solo diversamente manicomiali.
I servizi del Dipartimento di Salute Mentale, anche a trent’anni dalla “180” sono accusati di adottare trattamenti inumani nei confronti degli “utenti” e delle persone ricoverate in particolare. Lo stesso Diritto che consentì alla Psichiatria di essere il massacro che è stata, fino a costituire l’opportunità di riciclarsi nei servizi della Salute Mentale nella pluralità di Psichiatrie diverse e che consente ai Dipartimenti di adottare i “trattamenti” autoritari attuali nonostante il Diritto della “180” non è strumento al servizio dell’emancipazione e della libertà degli individui.
Ai famigliari di Luca un’udienza preliminare fissata per il prossimo 5 marzo dovrà fare chiarezza sulla morte del 29enne sangiustinese e forse la farà. Per noi nessuna inchiesta di Stato né nessun Diritto del Cittadino saranno mai le nostre ragioni.
Luca, 29 anni, di San Giusto (PG) era ricoverato presso l’SPDC (Reparto psichiatrico di Diagnosi e Cura). Ricoverato già dal 16 Novembre, il 29 Dicembre ingerisce del Metadone trovato nel repartino e muore il mattino del giorno dopo. La Magistratura apre un’inchiesta.
Tra le mille contraddizioni di sostenitori e oppositori della Salute Mentale, i servizi dei Dipartimenti continuano ad ignorare il rispetto anche di quelle pur criticabili leggi che costituiscono il Diritto del Cittadino in Salute Mentale con relative conseguenze nefaste. Per i sostenitori, responsabile è la “malattia” con annessi e connessi. Per gli oppositori, responsabile è “la Psichiatria”. Mentre si lancia il dado delle attribuzioni di responsabilità a seconda del carro sul quale si è trasportati, i Ministeri della Salute dei più diversi e variopinti Governi continuano a garantirsi la gestione del dominio vendendo servizi che più che della Salute sono servizi di morte. Sanitari, amministratori, Governi, Cittadini, utenti, Diritto? Nessuna responsabilità da attribuire loro, quanto ad una pregressa Psichiatria, all’idea che noi abbiamo di essa o a quella che abbiamo di una “malattia” della quale gli stessi medici che la diagnosticano ancora oggi non sanno dirci più di tanto.
In tal modo, più che servizi per la Tutela della Salute Mentale, lo Stato garantisce i servizi dell’Istituzione del Male Mentale che, rimasti nella logica dell’autoritarismo manicomiale di sempre, continuano a produrre morte più che salute.
È certamente un problema interpretare, in un modo o nell’altro, le problematiche del Disagio Relazionale ma, se una “malattia” ha portato Gambini in un reparto di un Dipartimento di Salute Mentale, il problema emergente è che, ancora oggi i Governi ci fanno pagare istituzioni dalle quali, una volta entrati, è difficile uscirne vivi.
Il Ministero della Salute, sotto tutti i Governi, al suo Cittadino che per un qualche motivo va a finire nei servizi del Dipartimento di Salute Mentale, da Palermo a Trieste garantisce un incremento di sofferenza che supera quella stessa attribuita alla “malattia”. Il grigiore del Diritto, che garantisce tutto ciò, qualche volta arriva al lutto della morte. E non si ferma. Con i metodi del Diritto e della Giustizia stanno riproponendo l’apertura di istituzioni solo diversamente manicomiali.
I servizi del Dipartimento di Salute Mentale, anche a trent’anni dalla “180” sono accusati di adottare trattamenti inumani nei confronti degli “utenti” e delle persone ricoverate in particolare. Lo stesso Diritto che consentì alla Psichiatria di essere il massacro che è stata, fino a costituire l’opportunità di riciclarsi nei servizi della Salute Mentale nella pluralità di Psichiatrie diverse e che consente ai Dipartimenti di adottare i “trattamenti” autoritari attuali nonostante il Diritto della “180” non è strumento al servizio dell’emancipazione e della libertà degli individui.
Ai famigliari di Luca un’udienza preliminare fissata per il prossimo 5 marzo dovrà fare chiarezza sulla morte del 29enne sangiustinese e forse la farà. Per noi nessuna inchiesta di Stato né nessun Diritto del Cittadino saranno mai le nostre ragioni.
La Redazione
«Progetto Contraria-Mente»
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