martedì 6 ottobre 2009

LETENOX. UNA BUFALA?




UN NUOVO SONNIFERO


«La pillola misteriosa»


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Al di là del Letenox i sonniferi contro la guerra sociale sono proprio tanti. Per la pace sociale ognuno fa come può. Fino al punto da denunciare, chiedendo credibilità, che un regime possa imbavagliare la propria stessa stampa.
Nello stesso giorno in cui tutti i “Noi sottoscritti” se ne vanno a Roma a manifestare contro il caduto a ciel sereno imbavagliamento della stampa da parte del metodo berlusconiano sospettato, sempre a ciel sereno, di dittatura, il rivoluzionario “il Fatto Quotidiano” va a pubblicare la bufala di una bufala: l’arrivo in produzione del “Letenox” un nuovo psicofarmaco che fa dimenticare. Certo, si tratta di una “pillola misteriosa”. Come la giornalista credeva di aver capito, non uno psicofarmaco che rimuove i traumi, irremovibili in quanto già dati, ma, almeno, il ricordo, la memoria di quei traumi come precisa e approfondisce lo psicoanalista Luigi Zoja con maggiore precisione di sperticamento professionale che va dalla tragedia greca ai persiani e perfino al divieto di sposarsi per le vedove. Uno psicofarmaco che “può fare reset nella mente”. E che c’è di meglio, in una situazione dove il regime e i suoi leccaculo più o meno recalcitranti tragedie, stragi e sangue da fare dimenticare ne hanno veramente tante. Immediato, sempre su Internet - e chissà che non sia un’altra bufala! - il chiarimento: si tratta di uno spot che pubblicizza una merce esistente attraverso un’altra inesistente, nel caso uno psicofarmaco resettante la mente assunto da “il Fatto Quotidiano” prim’ancora che uscisse nelle farmacie fino al punto d’avergli fatto dimenticare di quanto questa bella trovata di Internet sia la bufala delle bufale perfino per gli esperti del mestiere giornalistico. Ma cosa volete che sia per la mano di questi rivoluzionari armata di Internet e della bufala della tanto osannata democrazia.
Ma giusto giusto quel giorno del 3 ottobre 2009? Ce n’erano tanti psicofarmaci e tanti modi di mostrare come si conducono i sudditi all’oblio e attraverso i quali avrebbero potuto dare ancora mostra, se non altro, di un fittizio giornalismo libero?!? Giusto giusto quello psicofarmaco inesistente dovevano andare a pescare una giornalista che, come il diavolo con l’acqua santa, vuole sposare la Scienza con la Psiche e uno psicanalista con la fregola di occupare, anche solo per tempo del marcire d’un giornale, le scene da prima donna? Eppure, quella invece è proprio una bella notizia. Ma il problema sta veramente nel capire se il “Letenox” sia uno psicofarmaco nuovo o meno, autentico o bufala? Cosa ce ne può mai interessare se mentre discutiamo su una pillola misteriosa già per la giornalista quello che quell’articolo, andando al di là della sua più o meno supposta bufalità, ci viene a raccontare è ciò che succede non solo per un numero abnorme di psicofarmaci ma anche per una vera e propria mala e istituzionalizzata costumanza sociale all’oblio? Se non sarà il “Letenox” ad arrivare ne sono arrivati tanti altri e ne arriveranno altri ancora nelle farmacie e nei servizi della Salute Mentale. L’hanno chiamato come l’hanno voluto chiamare e li chiameranno ancora come e quando vorranno in una messaggistica esplicita o subliminale e a promozione di una merce che non ha prezzo: la produzione di pace sociale. Ma allora un fatto c’è e va al di là della notizia d’un giorno: produrre impunemente sonniferi per dimenticare anche la sola speranza della guerra sociale e necessari per spacciare a caro prezzo la pace sociale della sanguinaria democrazia. Un fatto che ci vorrà ritrovare ancora incapaci di alzare un dito al di là di una pagina come quella che il giornale “il Fatto Quotidiano” ha dedicato, pur involontariamente, all’argomento? Fino a quando la solo speculare arroganza di potere non deciderà di far saltare anche a loro quel solo tentato dito. Allora stiamo parlando di un altro fatto e non certo di quello che compri al mattino e cestini la sera soddisfatto dall’illusione che almeno qualcuno che la sa troppo lunga la rivoluzione la sta facendo se non altro telematicamente: il primo e peggiore bavaglio della stampa e, prima ancora, del libero pensiero. Solo il bavaglio di un colore diverso, un bavaglio nero a pois grigi.
Quell’articolo allora è un bell’articolo solo se noi volessimo portarlo al di là da dove una giornalista e uno psicoanalista avrebbero voluto condurlo.

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