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Elliot S. Valenstein
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È come se dicessero cose diverse quelli che sono a favore e quelli che sono contrari all’uso della sostanza. Anche se Valenstein non è d’accordo, è richiamato frequentemente nell’Anti-psichiatria non ufficiale come un ricercatore contrario allo psicofarmaco. Come più volte ribadito, nei confronti della sostanza, e lo psicofarmaco lo è, non ci interessa uno schieramento per partito preso. Nemmeno quando nella scelta non siamo coinvolti in prima persona. Ci piace invece sapere e capire come la sostanza funziona all’interno di un contesto autoritario e delle Utilità. Come potrebbe funzionare in un contesto di relazionalità empatica non ci è dato sapere, e non certo per nostra scelta, se non in quegli eccezionali casi nei quali ad una condizione di relazionalità autoritaria si può strappare un momento di relazione empatica.
Negli anni Cinquanta niente si sapeva sulle reazioni chimiche del cervello. La cloropromazina fu venduta non perché proponeva una teoria o una cura ma per la possibilità di risparmio economico che poteva offrire rispetto ad altre pratiche. Si riteneva – come si ritiene tutt’oggi – che gli psicofarmaci, riducendo i sintomi, avrebbero reso il paziente più disponibile alla psicoterapia. Se quando l’LSD blocca la serotonina nel cervello provoca come effetto i sintomi della schizofrenia, significa che i sintomi della schizofrenia dipendono da una carenza di serotonina. Solo ipotesi in un determinismo trattato come verità. L’ipotesi dei neurotrasmettitori. Quali prove? Teorie non convincenti sulla depressione. Gli studi contrari alle ipotesi non vengono pubblicati. Spesso si scambia l’effetto con la causa. Il modo di vivere cambia il cervello. Cura di più il farmaco o il placebo? Il Marketing è al di sopra della prove e degli studi scientifici. E i farmaci antipsicotici atipici? L’industria farmaceutica promuove le teorie biochimiche dei disturbi mentali, controlla gli articoli e le riviste scientifiche. La depressione è un disturbo fisico? È stata identificata la causa chimica dei disturbi mentali? Ammessa una relazione tra variabili biochimiche e comportamento, c’è molto nelle teorie attuali che non va. Nonostante ciò quella dello psichiatra si pone come l’arroganza del profondo conoscitore della mente umana. I trattamenti vanno sempre più verso la massiccia somministrazione di farmaci relegando ogni altra possibile modalità assistenziale nell’ambito delle fantasie. Valenstein non è contrario ai trattamenti psicofarmacologici. Tra contrari e favorevoli rimane comunque il disagio degli individui mai comprensibile nella logica dell’industria farmaceutica e degli psichiatri. Incomprensibile anche quando, una volta compreso, la cronica ipoteca istituzionale sulle risorse gira lo sguardo altrove dichiarando la “malattia” unica responsabile d’ogni impotenza e d’ogni fallimento.
Negli anni Cinquanta niente si sapeva sulle reazioni chimiche del cervello. La cloropromazina fu venduta non perché proponeva una teoria o una cura ma per la possibilità di risparmio economico che poteva offrire rispetto ad altre pratiche. Si riteneva – come si ritiene tutt’oggi – che gli psicofarmaci, riducendo i sintomi, avrebbero reso il paziente più disponibile alla psicoterapia. Se quando l’LSD blocca la serotonina nel cervello provoca come effetto i sintomi della schizofrenia, significa che i sintomi della schizofrenia dipendono da una carenza di serotonina. Solo ipotesi in un determinismo trattato come verità. L’ipotesi dei neurotrasmettitori. Quali prove? Teorie non convincenti sulla depressione. Gli studi contrari alle ipotesi non vengono pubblicati. Spesso si scambia l’effetto con la causa. Il modo di vivere cambia il cervello. Cura di più il farmaco o il placebo? Il Marketing è al di sopra della prove e degli studi scientifici. E i farmaci antipsicotici atipici? L’industria farmaceutica promuove le teorie biochimiche dei disturbi mentali, controlla gli articoli e le riviste scientifiche. La depressione è un disturbo fisico? È stata identificata la causa chimica dei disturbi mentali? Ammessa una relazione tra variabili biochimiche e comportamento, c’è molto nelle teorie attuali che non va. Nonostante ciò quella dello psichiatra si pone come l’arroganza del profondo conoscitore della mente umana. I trattamenti vanno sempre più verso la massiccia somministrazione di farmaci relegando ogni altra possibile modalità assistenziale nell’ambito delle fantasie. Valenstein non è contrario ai trattamenti psicofarmacologici. Tra contrari e favorevoli rimane comunque il disagio degli individui mai comprensibile nella logica dell’industria farmaceutica e degli psichiatri. Incomprensibile anche quando, una volta compreso, la cronica ipoteca istituzionale sulle risorse gira lo sguardo altrove dichiarando la “malattia” unica responsabile d’ogni impotenza e d’ogni fallimento.
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