La privacy della psichiatria
fa scomparire i responsabili
ma non la sofferenza
Mentre il piscio spumantato e i panettoni a base di uova marce e pulcini mai nati risanate a base di antibiotico e coloranti riempiono le riccamente imbantite tavole delle case e dei ristoranti italiani noi vi proponiamo una storia di violenza quotidiana. Una delle tante. Questa racconta la violenza della psichiatria; non quella manicomiale ma proprio quella della sabotata, maltrattata e annichilita “180” attraverso la quale la psichiatria manicomiale s’è riciclata sul territorio attraverso i suoi rinnovati metodi autoritari.
La proponiamo, da non beneducate persone, non certo per rovinare le feste ai tre contati lettori di passagio sul nostro sito, quanto per potere in qualche modo rimanere, proprio durante la vostra festa, a fianco di tutte quelle persone a cui la psichiatria ha fatto la festa, ma anche per quella che, assieme al collettivo, è anche la nostra speranza: che sempre più persone trovino il coraggio di denunciare gli abusi subiti dalla medicina psichiatrica che promette cura e garantisce violenza e dolore.
È il caso che chi si rivolge ad un medico, e lo psichiatra è un medico, affinché questi possa alleviare la sua sofferenza ne ricavi, in un modo o nell’altro, più che cura un incremento di sofferenza e di violenza?
Una giovane donna, da un momento all'altro, vede scatenarsi sulla proprie carni la violenza inaudita della psichiatria.
La proponiamo, da non beneducate persone, non certo per rovinare le feste ai tre contati lettori di passagio sul nostro sito, quanto per potere in qualche modo rimanere, proprio durante la vostra festa, a fianco di tutte quelle persone a cui la psichiatria ha fatto la festa, ma anche per quella che, assieme al collettivo, è anche la nostra speranza: che sempre più persone trovino il coraggio di denunciare gli abusi subiti dalla medicina psichiatrica che promette cura e garantisce violenza e dolore.
È il caso che chi si rivolge ad un medico, e lo psichiatra è un medico, affinché questi possa alleviare la sua sofferenza ne ricavi, in un modo o nell’altro, più che cura un incremento di sofferenza e di violenza?
Una giovane donna, da un momento all'altro, vede scatenarsi sulla proprie carni la violenza inaudita della psichiatria.
[NO-CENSURA.
Ci scusiamo con i lettori. In questo questo punto dell’articolo inseriamo un NO-CENSURA che indica il taglio di un pezzo realizzato dalla Redazione. La sospensione è stata decisa non perché accettiamo che qualcuno ci possa censurare quello che pensiamo o quello che pubblichiamo ma per il solo fatto che, avendo come riferimento l’idea di un metodo di autonomia, antiautoritarismo e autogestione, riteniamo che anche la solidarietà, se tale vuole essere, deve essere accettata e condivisa. Dove non lo fosse altro non sarebbe che azione autoritaria pur nella buona intenzione.
La “Anonima Ragazza di Versiglia”, autrice del racconto, ci fa sapere, attraverso il Collettivo Artaud: «Il commento della ragazza che ha scritto la storia...
State usando la mia storia e mettete in dubbio le mie dichiarazioni? Lo sò che sembra incredibile ma è così. Cos'è? Siccome di solito non succede così può permettersi di mettere in dubbio le mie parole, tanto sono stata in psichiatria?
Mi pare controproducente non solo per me ma anche per i fini di tutte le realtà antipsichiatriche. A meno che non si voglia usare la storia per dire; si così non va bene, ma d'altra parte il problema esiste...
La mia storia DEVE ESSERE CONOSCIUTA ma non deve essere usata per sostenere punti di vista su cui non sono d'accordo.»
Il “Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud-Pisa” ci fa sapere: «(...) Secondo noi del collettivo potete lasciare il link alla storia o riportare per intero la storia sul vostro blog ma vi chiediamo di togliere le frasi (…)».
Il taglio realizzato non consente più la stessa lettura dell’articolo, possibile nella sua interezza. A ciò cerchiamo di porre rimedio riportando l’articolo su Contraria-Mente-Nero. Ci spiaciono i termini con cui il Collettivo ha fatto propria quella che hanno definito “questione”. Per la Redazione di “Contraria-Mente-Nero” non si tratta né di un’offesa né di una “questione” ma di ben altro a cui, eventualmente, siamo disposti a trovare più consoni spazi.]
Ci scusiamo con i lettori. In questo questo punto dell’articolo inseriamo un NO-CENSURA che indica il taglio di un pezzo realizzato dalla Redazione. La sospensione è stata decisa non perché accettiamo che qualcuno ci possa censurare quello che pensiamo o quello che pubblichiamo ma per il solo fatto che, avendo come riferimento l’idea di un metodo di autonomia, antiautoritarismo e autogestione, riteniamo che anche la solidarietà, se tale vuole essere, deve essere accettata e condivisa. Dove non lo fosse altro non sarebbe che azione autoritaria pur nella buona intenzione.
La “Anonima Ragazza di Versiglia”, autrice del racconto, ci fa sapere, attraverso il Collettivo Artaud: «Il commento della ragazza che ha scritto la storia...
State usando la mia storia e mettete in dubbio le mie dichiarazioni? Lo sò che sembra incredibile ma è così. Cos'è? Siccome di solito non succede così può permettersi di mettere in dubbio le mie parole, tanto sono stata in psichiatria?
Mi pare controproducente non solo per me ma anche per i fini di tutte le realtà antipsichiatriche. A meno che non si voglia usare la storia per dire; si così non va bene, ma d'altra parte il problema esiste...
La mia storia DEVE ESSERE CONOSCIUTA ma non deve essere usata per sostenere punti di vista su cui non sono d'accordo.»
Il “Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud-Pisa” ci fa sapere: «(...) Secondo noi del collettivo potete lasciare il link alla storia o riportare per intero la storia sul vostro blog ma vi chiediamo di togliere le frasi (…)».
Il taglio realizzato non consente più la stessa lettura dell’articolo, possibile nella sua interezza. A ciò cerchiamo di porre rimedio riportando l’articolo su Contraria-Mente-Nero. Ci spiaciono i termini con cui il Collettivo ha fatto propria quella che hanno definito “questione”. Per la Redazione di “Contraria-Mente-Nero” non si tratta né di un’offesa né di una “questione” ma di ben altro a cui, eventualmente, siamo disposti a trovare più consoni spazi.]
Il bombardamento con psicofarmaci è solo uno degli elementi del “trattamento”.
Il TSO non è solo il contenuto di una legge; è prima di tutto un complesso e complicato processo mirante a realizzare, forzatamente, in modo coatto e autoritario, il ricovero di una persona in un reparto di psichiatria, un SPDC (Reparto Psichiatrico di Diagnosi e Cura), giustificato e razionalizzato da una teoria rintracciabile nella logica della psichiatria.
Una delle tante vicende è stata resa pubblica dal collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa.
"Contraria-mente-nero" rimanda i suoi lettori al racconto che la ragazza propone attraverso il collettivo [http://violetta.noblogs.org/post/2007/12/19/roba-da-psichiatri ]
Ritorneremo sul Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma quello che vogliamo qua mettere in risalto e che si evince dal documento testimonianza è come la narrazione sia molto più simile ad un racconto di guerra, dove tutti i responsabili devono scomparire in quella che oggi è detta garanzia della privacy, che a quello che ci aspetteremmo da una persona che si rivolge, per la tutela della sua salute, ad una struttura sanitaria.
Il TSO non è solo il contenuto di una legge; è prima di tutto un complesso e complicato processo mirante a realizzare, forzatamente, in modo coatto e autoritario, il ricovero di una persona in un reparto di psichiatria, un SPDC (Reparto Psichiatrico di Diagnosi e Cura), giustificato e razionalizzato da una teoria rintracciabile nella logica della psichiatria.
Una delle tante vicende è stata resa pubblica dal collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa.
"Contraria-mente-nero" rimanda i suoi lettori al racconto che la ragazza propone attraverso il collettivo [http://violetta.noblogs.org/post/2007/12/19/roba-da-psichiatri ]
Ritorneremo sul Trattamento Sanitario Obbligatorio, ma quello che vogliamo qua mettere in risalto e che si evince dal documento testimonianza è come la narrazione sia molto più simile ad un racconto di guerra, dove tutti i responsabili devono scomparire in quella che oggi è detta garanzia della privacy, che a quello che ci aspetteremmo da una persona che si rivolge, per la tutela della sua salute, ad una struttura sanitaria.
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