Mai abbandonato, gli psichiatri ripropongono
L’ELETTROSHOCK
Prescritto alla grande per le “depressioni gravi”. E se fosse scienza. I più noti psichiatri stanno organizzando una raccolta di firme da presentare alla Turco, ministro della Salute. È tutto per la nostra salute quello che fanno. Chi conosce gli psichiatri, la storia della psichiatria e la logica della psichiatria, può fidarsi di questo revival? Si facesse ognuno tutti gli elettroshock che vuole. Noi vogliamo capirne di più.
Il 21 febbraio la SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia) terrà un congresso nazionale presso l’Hotel Hilton di Roma. In seno al congresso i membri ufficializzeranno l’avvio di una petizione con la quale stanno facendo pressione verso i governi per la reintroduzione in Italia dell’uso dell’elettroshock, di quella che chiamano Tec (Terapia elettroconvulsivante). Si tratta di una pratica elettroconvulsivante (TEC), da sempre nota come elettroshock, utilizzata dagli psichiatri, basata nell’indurre artificialmente delle convulsioni nel paziente attraverso il passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La tecnica, in un primo momento, fu trovata, sviluppata e introdotta negli anni ‘30 dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, in seguito, fino ai nostri giorni, è stata assunta ed utilizzata da parte di tanti psichiatri.
Non è una novità che in molte realtà sanitarie per la Tutela della Salute Mentale italiane gli psichiatri non hanno mai finito di praticare l’elettroshock. Nel 1996 (Vedi in “Cosi di pazzi” II Edizione, Febbraio 2006; numero unico) Rosy Bindi, ministro della Sanità con una circolare ministeriale, accompagnata dal parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato di Bioetica, aveva tentato di fare spazio per la ripresa della pratica dell’elettroshock. Il veloce organizzarsi di un movimento critico spostò solo di un po’ l’appuntamento che si ripropone oggi.
L’emancipazione degli individui non è un percorso garantito una volta per tutti.
Non è una novità che in molte realtà sanitarie per la Tutela della Salute Mentale italiane gli psichiatri non hanno mai finito di praticare l’elettroshock. Nel 1996 (Vedi in “Cosi di pazzi” II Edizione, Febbraio 2006; numero unico) Rosy Bindi, ministro della Sanità con una circolare ministeriale, accompagnata dal parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato di Bioetica, aveva tentato di fare spazio per la ripresa della pratica dell’elettroshock. Il veloce organizzarsi di un movimento critico spostò solo di un po’ l’appuntamento che si ripropone oggi.
L’emancipazione degli individui non è un percorso garantito una volta per tutti.
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