LA COSCIENZA NON SI TROVA
«Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a un rinnovato interesse per lo studio scientifico della coscienza. La nostra comprensione della natura e delle basi neurobiologiche della coscienza (“anima” nel pensiero filosofico e religioso) è ancora agli inizi, e ciò è in parte dovuto alla presenza di intrinseche ambiguità concettuali. Le patologie neuropsichiatriche, e in particolare l’epilessia, rappresentano una finestra privilegiata da cui è possibile indagare i correlati cerebrali delle alterazioni del normale stato di coscienza.» ([1])
“Anima”, solo nel pensiero filosofico e religioso? Non anche in quello psichiatrico? E che cos’è la “psichiatria” se non il progetto realizzato che, delegando alla Medicina, quindi al medico, la cura dell’anima, fa della conoscenza del rapporto medico-anima-individuo una disciplina, dichiarata e sigillata come scientifica e chiamata “Psichiatria”?
Il termine “Psichiatria” deriva dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e iatros (ιατρός) che significa medico. Letteralmente disciplina che si dovrebbe occupare della cura dell'anima.
Oltre a non essersi trovato niente, nella Medicina ufficiale, che potesse andare sotto il nome di “anima” niente s’è trovato sotto la sua più moderna denominazione di “coscienza”. Niente s’è trovato come fondamento biologico della coscienza. Addirittura «la nostra comprensione della natura e delle basi neurobiologiche della coscienza (“anima” nel pensiero filosofico e religioso) è ancora agli inizi.»
In altri termini, ancora oggi, alla base della Psichiatria, parte in pieno della Medicina, esiste solo una mai trovata “anima” e una mai trovata “coscienza” per non dire che siamo molto lontani dalla comprensione della natura e delle basi neurobiologiche della coscienza. Esiste solo una mai trovata “malattia”. Una tale fondamentale e profonda ignoranza è oggi la suprema qualità che fa della Psichiatria una Scienza, il presupposto per fare dell’Istituzione Psichiatrica prima di tutto una istituzione dell’inganno e una istituzione autoritaria, di potere, di dominio. In una condizione in cui la Psichiatria giustifica se stessa, la Medicina giustifica la Psichiatria, lo Stato giustifica la Medicina che giustifica la Psichiatria, in cui la società avalla il reciproco giustificarsi delle istituzioni di potere, è chiaro che ci troviamo in una condizione di dittatura della Psichiatria; veramente in una istituzione del male mentale.
Tutto questo discorso oggi più che alla Psichiatria è da riferire al Dipartimento di Salute Mentale che è l’organizzazione integrata di tante Psichiatrie; ed è questo discorso che fa concludere per il disastro, a diversi livelli, che consegue al definire “malattia” certi, anche inspiegabili, fenomeni che riguardano l’essere umano. Non ci stiamo qua fossilizzando sulla polemica del dualismo “malattia si/malattia no”; stiamo prendendo atto di quanto la Medicina dichiara in uno dei suoi momenti più alti di pubblicità, il XII Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia. Allora i cosiddetti “malati mentali” sono anche “malati di niente”, “non hanno niente”. Ecco. Qua incomincia la sfida che si pone in punto di vista trans-psichiatrico. Non hanno niente e non sono niente. La sfida, oltre la mummificazione nel dualismo “malattia/non-malattia”, è proprio nell’andare a rintracciare l’individuo lì dove si trova, in quel qualcosa che ha oltre il niente che ha, in quel qualcosa che è oltre il niente che è.
“Anima”, solo nel pensiero filosofico e religioso? Non anche in quello psichiatrico? E che cos’è la “psichiatria” se non il progetto realizzato che, delegando alla Medicina, quindi al medico, la cura dell’anima, fa della conoscenza del rapporto medico-anima-individuo una disciplina, dichiarata e sigillata come scientifica e chiamata “Psichiatria”?
Il termine “Psichiatria” deriva dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e iatros (ιατρός) che significa medico. Letteralmente disciplina che si dovrebbe occupare della cura dell'anima.
Oltre a non essersi trovato niente, nella Medicina ufficiale, che potesse andare sotto il nome di “anima” niente s’è trovato sotto la sua più moderna denominazione di “coscienza”. Niente s’è trovato come fondamento biologico della coscienza. Addirittura «la nostra comprensione della natura e delle basi neurobiologiche della coscienza (“anima” nel pensiero filosofico e religioso) è ancora agli inizi.»
In altri termini, ancora oggi, alla base della Psichiatria, parte in pieno della Medicina, esiste solo una mai trovata “anima” e una mai trovata “coscienza” per non dire che siamo molto lontani dalla comprensione della natura e delle basi neurobiologiche della coscienza. Esiste solo una mai trovata “malattia”. Una tale fondamentale e profonda ignoranza è oggi la suprema qualità che fa della Psichiatria una Scienza, il presupposto per fare dell’Istituzione Psichiatrica prima di tutto una istituzione dell’inganno e una istituzione autoritaria, di potere, di dominio. In una condizione in cui la Psichiatria giustifica se stessa, la Medicina giustifica la Psichiatria, lo Stato giustifica la Medicina che giustifica la Psichiatria, in cui la società avalla il reciproco giustificarsi delle istituzioni di potere, è chiaro che ci troviamo in una condizione di dittatura della Psichiatria; veramente in una istituzione del male mentale.
Tutto questo discorso oggi più che alla Psichiatria è da riferire al Dipartimento di Salute Mentale che è l’organizzazione integrata di tante Psichiatrie; ed è questo discorso che fa concludere per il disastro, a diversi livelli, che consegue al definire “malattia” certi, anche inspiegabili, fenomeni che riguardano l’essere umano. Non ci stiamo qua fossilizzando sulla polemica del dualismo “malattia si/malattia no”; stiamo prendendo atto di quanto la Medicina dichiara in uno dei suoi momenti più alti di pubblicità, il XII Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia. Allora i cosiddetti “malati mentali” sono anche “malati di niente”, “non hanno niente”. Ecco. Qua incomincia la sfida che si pone in punto di vista trans-psichiatrico. Non hanno niente e non sono niente. La sfida, oltre la mummificazione nel dualismo “malattia/non-malattia”, è proprio nell’andare a rintracciare l’individuo lì dove si trova, in quel qualcosa che ha oltre il niente che ha, in quel qualcosa che è oltre il niente che è.
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[1]) La coscienza in neuropsichiatria, MODERATORI: F. Monaco, G. Giorello; Epilessia. Una finestra sulla coscienza, F. Monaco, A. Cavanna, Clinica Neurologica, Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, in: XII Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia, PSICHIATRIA LE DOMANDE SENZA ANCORA UNA RISPOSTA, Roma, 19-23 Febbraio 2008, Abstract Book.
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