Masino
Per chi spera ancora di poter trovare sollievo alla sofferenza nella Salute pubblica, la vicenda della signora Randazzo, rappresenta il non ultimo esempio di un’istituzione di morte tappezzata con qualche esempio d’eccellenza. Davanti la porta dei bordelli c’è sempre una lampada accesa.
Prima di darsi fuoco aveva mostrato in pubblico un dossier che raccoglieva tutte le disavventure da lei vissute tra ospedali e medici vari.
Per il resto è cronaca diffusa. «L'interrogazione segnalava che la donna, nata il 5 agosto 1944 e residente a Cecina (Livorno), si era sottoposta nel novembre 2001 a una isteroscopia in seguito alla diagnosi di un adenocarcinoma endometriale e poi a un intervento chirurgico presso la divisione ginecologia e ostetricia dell'Azienda Ospedaliera Pisana. Ricoverata il 5 marzo del 2002 per essere operata il giorno dopo, la signora Randazzo aveva segnalato all'equipe chirurgica la sua allergia ai metalli, e in modo specifico al nichel. Dal giorno dopo l'intervento, la signora Randazzo avrebbe cominciato ad avvertire una sensazione di atrofizzazione dalla parte superiore della gamba sinistra, giustificata dal personale medico come un banale problema di postura. La donna riteneva invece i disturbi riconducibili alla negligenza con cui l'intervento chirurgico era stato eseguito e contestava i fatti al direttore della clinica ginecologica, ricevendo solo generiche assicurazioni che tutto si era svolto nel modo più regolare.»
«La signora Randazzo - si sosteneva nell'interrogazione - si rivolgeva a un medico legale, il dottore Giovanni Cannavò, che redigeva la perizia da cui si evince in modo inequivocabile come sia la lesione al nervo dell'anca sia i disturbi di carattere allergologico siano causati da palesi errori professionali dei medici che hanno eseguito l'intervento chirurgico». Questi fatti, continuava l'interrogazione, hanno «contribuito a far insorgere nella signora Randazzo una patologia psichiatrica che, documentata nella relazione della dottoressa Anna Santinami, fa risalire alle conseguenze dell'intervento l'insorgere di una depressione maggiore cronica in commorbidità con un disturbo da attacchi di panico, con danni psicologici e psicopatologici non solo molto gravi, ma anche con scarse possibilità di miglioramento». Alla fine dell'interrogazione, i senatori chiedevano di sapere se e quali iniziative il ministro della Sanità intendeva intraprendere «al fine di accertare le responsabilità per le lesioni causate alla signora Randazzo e il riconoscimento dei danni subiti; per assicurare l'osservanza delle normali regole che disciplinano la professione dei medici e alle quali deve attenersi qualunque struttura sanitaria.» (29 maggio 2008) Già la stessa “interrogazione” è tutto un programma. Rimane molto da dare alle fiamme ma non certo il nostro residuo di vita. (LEGGI L'ARTICOLO)
Prima di darsi fuoco aveva mostrato in pubblico un dossier che raccoglieva tutte le disavventure da lei vissute tra ospedali e medici vari.
Per il resto è cronaca diffusa. «L'interrogazione segnalava che la donna, nata il 5 agosto 1944 e residente a Cecina (Livorno), si era sottoposta nel novembre 2001 a una isteroscopia in seguito alla diagnosi di un adenocarcinoma endometriale e poi a un intervento chirurgico presso la divisione ginecologia e ostetricia dell'Azienda Ospedaliera Pisana. Ricoverata il 5 marzo del 2002 per essere operata il giorno dopo, la signora Randazzo aveva segnalato all'equipe chirurgica la sua allergia ai metalli, e in modo specifico al nichel. Dal giorno dopo l'intervento, la signora Randazzo avrebbe cominciato ad avvertire una sensazione di atrofizzazione dalla parte superiore della gamba sinistra, giustificata dal personale medico come un banale problema di postura. La donna riteneva invece i disturbi riconducibili alla negligenza con cui l'intervento chirurgico era stato eseguito e contestava i fatti al direttore della clinica ginecologica, ricevendo solo generiche assicurazioni che tutto si era svolto nel modo più regolare.»
«La signora Randazzo - si sosteneva nell'interrogazione - si rivolgeva a un medico legale, il dottore Giovanni Cannavò, che redigeva la perizia da cui si evince in modo inequivocabile come sia la lesione al nervo dell'anca sia i disturbi di carattere allergologico siano causati da palesi errori professionali dei medici che hanno eseguito l'intervento chirurgico». Questi fatti, continuava l'interrogazione, hanno «contribuito a far insorgere nella signora Randazzo una patologia psichiatrica che, documentata nella relazione della dottoressa Anna Santinami, fa risalire alle conseguenze dell'intervento l'insorgere di una depressione maggiore cronica in commorbidità con un disturbo da attacchi di panico, con danni psicologici e psicopatologici non solo molto gravi, ma anche con scarse possibilità di miglioramento». Alla fine dell'interrogazione, i senatori chiedevano di sapere se e quali iniziative il ministro della Sanità intendeva intraprendere «al fine di accertare le responsabilità per le lesioni causate alla signora Randazzo e il riconoscimento dei danni subiti; per assicurare l'osservanza delle normali regole che disciplinano la professione dei medici e alle quali deve attenersi qualunque struttura sanitaria.» (29 maggio 2008) Già la stessa “interrogazione” è tutto un programma. Rimane molto da dare alle fiamme ma non certo il nostro residuo di vita. (LEGGI L'ARTICOLO)
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