mercoledì 24 settembre 2014

E SE IL TARANTISMO FOSSE NATO A PALERMO?


a cura di

Gaetano Bonanno

 Edizioni delle inutilità

Ott. 2014

  Pungesse o mordesse come caspita vuole. Con i velenosi aculei o come ombra nera dall’essenza del niente tramandata da mitologici racconti dei lontani accadimenti e da ancestrali abitudini. Cosa mai mi può interessare se la Tarantola morde o punge. Non saremo poi così ingenui anche se di ortodossia, ortodossi e ortodossanti ne abbiamo piene e anche rotte le palle. Avvelena, avvelena o sono tutti folli, sono tutti folli. Avevano ragione i primi, i secondi o i terzi. Ci vorremo mettere alle prese con le ragioni altrui fino ad ibernare le nostre in attesa dell’incognita di un’amorevole mano che ci venga, oggi domani, a scongelare?

Tutto questo. Tutto quello che volete se proprio volete rischiare. Tant’altro ancora. Lavoratori della notte. Della ragione e della sragione. L’altalena ci dondola sempre sull’orlo, proprio sulla bocca del precipizio. Talvolta la spinge un venticello tal altra una tempesta la scuote. Eppure è la Tarantola che ci stuzzica e ci scazzica inondati come siamo di mitologia e nauseati dai proprietari dell’interpretazione che ci rincorrono con la promessa e la minaccia del disvelamento protetto dietro spessi oscuri vetri blindati che ci venderanno coattivamente senza scelta e solo a caro prezzo. Un gioco di curiosità inutile. Come il gioco del solitario o il tirare pietre con la fionda sulle bottiglie di birra che il giovane moderno alcolizzato ha consumato nella succedanea eccitazione d’abbandonarle prosciugate sui verdi sentieri della montagna. Inutile vuole essere chi gioca solo e non perde mai. Ma nemmeno vince. Si potrà mai sapere se la «taranta» di de Martino fosse di Utilità, e se lo era lo era a qualcuno, o fosse completamente inutile sostenuta da un lavoro di due mesi in campo che portò lo scompiglio nel mondo dei ragni. Incuriosisce dopo le conclusioni dell’etnologo ritrovare qualche volta un ragno dalla faccia tosta che si viene a presentare nero e dalle gambe corte come quelle di un nano di corte e a mettere in ridicolo e in imbarazzo le più serie conclusioni di quotati benefattori dell'umanità. Quasi da non crederci, proprio da La terra del rimorso tecnica d’una Tarantola depurata salta fuori, proprio da lì, un Ragnatello nero che riportando indietro la sveglia delle parole e dei ricordi si va a stanziare in Sicilia e propriamente a Palermo da dove, per lo stesso de Martino, ebbe origine l’indimendicabile evento dal quale la Tarantola fu ridotta per sempre in Taranta.
Non è che per caso de Martino ci volle dire che il suo «tarantismo» nacque proprio a Palermo? Non è che per caso vorrebbero spostare la Notte delle taranta lì dove il «tarantismo» originò? Suvvia. Qua si vuole solo salutare la faccia tosta di una Tarantola che si permette d’affacciarsi alla finistra sui territori del tutto ormai ridotto a delirio allucinatorio de Martiniano. Niente di più. È che questa finestra, dopo che gliel’hanno aperta i Normanni a Palermo, gliel’aveva anche aperto il dottor Giovanni Meli, a Cinisi. Sempre a Palermo. Contraria-Mente? Non siamo sicuri. (Leggi)

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