giovedì 30 luglio 2015

RETABLO DELLA TARANTOLA






Con Retablo della Tarantola ho voluto mettere alla prova l’idea di voler capire qualcosa sul Tarantolismo dietro cui, ancora fino agli anni Cinquanta, pur se non avevano ballato in seguito a “morso” di ragno, erano impazziti medici e studiosi vari. Ma ormai ci voleva poco. Dovevano aspettare il ’59, l’anno del lume sulla Tarantola. Non credo però d’essere riuscito nel mio intendo anche se sono convinto che quel lume, assieme alla luce, abbia solo diversamente messo in ombra la complessità del fenomeno. Ho solo provato a seguire un percorso e un processo che lasciavano intravedere una qualche possibilità di comprendere qualcosa attraverso la consultazione bibliografica e in relazione all’opera ritenuta fondamentale sul fenomeno: La terra del rimorso. In tutto ciò mi ha accompagnato un sospetto che, anche se qualche volta appare diversamente, non vuole però mai arrivare nemmeno al livello di ipotesi; il sospetto che il Latrodectus avesse qualche responsabilità. Sospetto che se già aveva interessato seri e profondi studiosi presto dichiarerà che anche loro avevano erroneamente concluso. Non essendomi posto l’obiettivo di disvelare il Tarantolismo dico pure, al di là d’ogni pudore, che non credo di averci capito qualcosa. Dubbio che mi preme proprio dichiarare per il fatto che sono stati tanti di quelli che ho incontrato che hanno avuto la pretesa d’aver capito il fenomeno e di volercelo definitivamente raccontare e disvelare. A quanto pare nessuno, proprio nessuno, da millenni, aveva capito niente. Né quelli che erano stati punti né quelli che si credevano punti ma non lo erano, né quelli che, da competenti, s’erano posti allo studio del fenomeno. Dovevo allora partire da chi veramente aveva capito il fenomeno, da Ernesto de Martino. Non è stato l’unico dagli anni Cinquanta in poi ma è proprio l’Etnologo che ha finalmente capito cosa fosse la Tarantola fino a creare un monumento alla “taranta”. E da chi se non da lui? Proprio da lì dovevo partire non potendomi fidare di tutte le promesse che i vari scrittori dell’argomento avevano anticipato ma non mantenuto. L’occasione non me la sono cercata ma me l’hanno donata, a diverso motivo, i miei due amici pugliesi, Franco e Mino, ai quali va tutta la mia stima e il mio ringraziamento. Perché proprio da de Martino? Questa è un’altra questione. Nei riferimenti d’un luminare della Psichiatria palermitana era nata una promessa. L’ho voluta mantenere.

A presto.
Gaetano Bonanno