sabato 31 gennaio 2009

MORTE DI GIUSEPPE CASU

Né delitto né castigo ma solo logica delle utilità
Alla faccia di ogni Diritto dei Cittadini, anche Casu è morto in Trattamento Sanitario Obbligatorio. Alla salute della retorica dei Diritti del Cittadino, i tribunali produrranno, quale che sia, anche in quest’occasione una verità di Stato. Quell’ambulante, abusivo pure lui secondo il Diritto dell’Economia, solo occasionalmente s’era imbattuto in quei sanitari. La stessa tragedia sarebbe potuta accadere in qualsiasi altro Dipartimento e per mano delle più progressiste Psichiatrie riformate. Per noi rimane non una questione di Diritto dei Cittadini. Il Diritto c’entra solo per mantenere una istituzione la cui prioritaria tensione è il controllo sociale. È in questa prospettiva che si muove l’ulteriore vergognosa sceneggiata delle udienze galoppanti. Se a qualcuno stiamo parlando, stiamo forse parlando a degli stupidi?

GIUSEPPE CASU


VERSO UNA VERITÀ E UNA GIUSTIZIA DI STATO

Che si dice di quella morte al gennaio 2009.

Solo un riporto.

Per la morte di Giuseppe Casu avvenuta nel 2006 in un Dipartimento di Salute Mentale, al gennaio 2009 ancora non si ha né verità né giustizia. Le troveranno e saranno solamente una verità e una giustizia di Stato come il Diritto dei Cittadini vuole. Vi proponiamo una sintesi della raccolta di informazioni relative alla commedia che si sta recitando sulla scena di tribunali di Stato a colpi di udienze ma essenzialmente a colpi di frantumazioni della dinamica complessa ma unitaria della morte di Casu in tanti momenti scollegati uno dall’altro fino a far perdere il senso del loro essere e appartenere ad un’unica dinamica, quella delle relazioni di dominio e della logica delle Utilità che trovano espressione anche nell’Istituzione del Male Mentale.

giovedì 22 gennaio 2009

CON LA BENEDIZIONE DEI DIRITTI DEI CITTADINI




UDIENZA PER LUCA GAMBINI
Nel pieno Diritto dei Cittadini
è morto anche Luca Gambini
A fine Dicembre 2007 Luca Gambini muore presso Dipartimento di Salute Mentale dell’ospedale Monteluce di Perugia.
Luca, 29 anni, di San Giusto (PG) era ricoverato presso l’SPDC (Reparto psichiatrico di Diagnosi e Cura). Ricoverato già dal 16 Novembre, il 29 Dicembre ingerisce del Metadone trovato nel repartino e muore il mattino del giorno dopo. La Magistratura apre un’inchiesta.
Tra le mille contraddizioni di sostenitori e oppositori della Salute Mentale, i servizi dei Dipartimenti continuano ad ignorare il rispetto anche di quelle pur criticabili leggi che costituiscono il Diritto del Cittadino in Salute Mentale con relative conseguenze nefaste. Per i sostenitori, responsabile è la “malattia” con annessi e connessi. Per gli oppositori, responsabile è “la Psichiatria”. Mentre si lancia il dado delle attribuzioni di responsabilità a seconda del carro sul quale si è trasportati, i Ministeri della Salute dei più diversi e variopinti Governi continuano a garantirsi la gestione del dominio vendendo servizi che più che della Salute sono servizi di morte. Sanitari, amministratori, Governi, Cittadini, utenti, Diritto? Nessuna responsabilità da attribuire loro, quanto ad una pregressa Psichiatria, all’idea che noi abbiamo di essa o a quella che abbiamo di una “malattia” della quale gli stessi medici che la diagnosticano ancora oggi non sanno dirci più di tanto.
In tal modo, più che servizi per la Tutela della Salute Mentale, lo Stato garantisce i servizi dell’Istituzione del Male Mentale che, rimasti nella logica dell’autoritarismo manicomiale di sempre, continuano a produrre morte più che salute.
È certamente un problema interpretare, in un modo o nell’altro, le problematiche del Disagio Relazionale ma, se una “malattia” ha portato Gambini in un reparto di un Dipartimento di Salute Mentale, il problema emergente è che, ancora oggi i Governi ci fanno pagare istituzioni dalle quali, una volta entrati, è difficile uscirne vivi.
Il Ministero della Salute, sotto tutti i Governi, al suo Cittadino che per un qualche motivo va a finire nei servizi del Dipartimento di Salute Mentale, da Palermo a Trieste garantisce un incremento di sofferenza che supera quella stessa attribuita alla “malattia”. Il grigiore del Diritto, che garantisce tutto ciò, qualche volta arriva al lutto della morte. E non si ferma. Con i metodi del Diritto e della Giustizia stanno riproponendo l’apertura di istituzioni solo diversamente manicomiali.
I servizi del Dipartimento di Salute Mentale, anche a trent’anni dalla “180” sono accusati di adottare trattamenti inumani nei confronti degli “utenti” e delle persone ricoverate in particolare. Lo stesso Diritto che consentì alla Psichiatria di essere il massacro che è stata, fino a costituire l’opportunità di riciclarsi nei servizi della Salute Mentale nella pluralità di Psichiatrie diverse e che consente ai Dipartimenti di adottare i “trattamenti” autoritari attuali nonostante il Diritto della “180” non è strumento al servizio dell’emancipazione e della libertà degli individui.
Ai famigliari di Luca un’udienza preliminare fissata per il prossimo 5 marzo dovrà fare chiarezza sulla morte del 29enne sangiustinese e forse la farà. Per noi nessuna inchiesta di Stato né nessun Diritto del Cittadino saranno mai le nostre ragioni.
La Redazione
«Progetto Contraria-Mente»

venerdì 16 gennaio 2009

MANICOMIO IN MOSTRA


manicomio in mostra

YVONNE DE ROSA

“CRAZY GOD”

Pazzo di Dio

a cura di


Alessandra Masolini


13 Dicembre 2008 – 2 Febbraio 2009


Palazzo delle Arti Napoli - Palazzo Roccella Via dei Mille, 60 - 80121 Napoli


giorni feriali: 9.30 > 19.30 festivi: 9.30 > 14.00 chiuso il martedì


La relazionalità autoritaria e di potere della quale quei luoghi e quelle foto sono ancora segno e testimonianza è stata ereditata e riproposta totalmente nel Dipartimento come terapeutica.

giovedì 15 gennaio 2009

PAZIENTE CITTADINO RIBELLE






In un’intervista ad Antonucci su Nautilus il diritto di decidere al Cittadino riconosciuto dai Diritti Umani. C’è bisogno a dirlo? La Chiesa di Scientology si muove nella stessa logica di potere che ha governato l’Istituzione Psichiatrica. Non sempre una diversa coscienza trova la sua occasione in una coscienza diversa. L’attualità del processo di psichiatrizzazione ci chiede una decisone, libera per carità, tra la logica di potere del Diritto del Cittadino e l’antiautoritarismo dell’autogestione delle lotte. Il Diritto ha accompagnato e sostenuto tutte le Psichiatrie tra la pratica del calcolo e l’incompatibile relazionalità empatica. Se ciò che mi fa vivere mi fa anche morire è diverso l’uso della sostanza in una logica di potere dal suo uso all’interno di una relazionalità empatica antiautoritaria. Sia dentro che al di fuori dell’Istituzione, le sostanze psicoattive della categoria psicofarmaci vengono usati generalmente più che in una prospettiva di liberazione e di emancipazione nella libertà dell’individuo in maniera oppressiva, ostacolando così, fino ad inibire totalmente, la funzione positiva e benefica che una sostanza psicotropa può avere. Anche, e soprattutto, al di fuori dell’istituzione propriamente detta, lì dove è minore il suo controllo diretto e dove il Cittadino sembra potere decidere ma anche decidere liberamente come partecipare dell’autocura e dell’autoguarigione e può accedere più facilmente alla sostanza, gli psicofarmaci svolgono un’azione repressiva attraverso un mercato sempre più in espansione. Un’azione subdola ed estesa, tesa col suo controllo a conformare gli individui agli aspetti più mortali dell’ambiente, all’Economia, alla Politica, alle utilità, fino a portare alla conclusione, funzionale al potere, che la “devianza”, la “malattia”, il cattivo e mal funzionamento della nostra personalità abbiano a che vedere e dipendono totalmente da come noi siamo fatti intimamente, tagliando, di fatto, ogni loro rapporto con la relazionalità che manteniamo con il nostro ambiente; che non dipendano tanto da una reazione ad una pressione ambientale intollerabile e che devono essere considerati e curati come sintomo dei nostri fattori “interni”. Anche lì dove una relazione tra noi e l’ambiente è teorizzata, sia all’interno che all’esterno dell’Istituzione, la sostanza continua ad essere utilizzata come strumento di controllo sociale. Anzi una tale interpretazione ha allegerito le Psichiatrie e gli psichiatri di tanta responsabilità. Oggi lo psichiatra dice: io sono un medico, mi trovo di fronte ad una “malattia”, mi occupo della cura e terapia della malattia; degli aspetti sociali della “malattia” se ne deve occupare la politica e lo Stato. Anzi, proprio perché né la politica né lo Stato se ne occupano a partire dall’odierna epistemologia e dalle odierne conoscenze, io, da solo, più di quanto faccio non posso fare. Un tale controllo, le cui implicazioni non sono oggetto di trattazione nelle presenti note, è realizzato essenzialmente anche grazie al Diritto del Cittadino, alla decisione del Cittadino. Fino ad oggi è il diritto che governa le Psichiatrie e il Dipartimento. Altra cosa è la sostanza psicoattiva in un progetto autogestionario di distruzione della relazionalità di potere in tutti i suoi oggetti e in tutte le sue realizzazioni, Diritto compreso. Antonucci in un’intervista su Nautilus pone al centro delle problematiche anti-psichiatriche il Cittadino a cui i Diritti Umani hanno concesso la facoltà di decidere. Quello che la Medicina e le Psichiatrie dipartimentali chiamano “consenso informato”. Con Antonucci le Psichiatrie e l’Anti-psichiatria s’incontrano nel consenso informato. Al di là di una critica in camicia di forza. Al di là di un’Anti-psichiatria residua un movimento in una prospettiva autonoma, antiautoritaria, autogestionaria delle lotte. La relazione empatica nella sua inutilità è immediata distruzione della relazione di potere e di dominio a partire dal dominio del Diritto.