venerdì 27 giugno 2008

L'ISTITUZIONE DEL MALE MENTALE





Editore: Manifestolibri
Genere: scienze
Argomento: psichiatria
Collana: Le esche
Pagine: 160
Data pubblicazione: 2000, Roma

Furio di Paola è ricercatore dell’Università di Napoli, studioso di filosofia della mente ed epistemologia delle neuroscienze, e si occupa di formazione nel campo della salute mentale.
C’è da chiedersi allora: da che cosa lo psichiatra trae il suo autoritarismo nell’imporre modelli, metodi, terapie, progetti terapeutici, progetti riabilitativi su tutti gli altri, pazienti, famiglie, altri operatori sanitari, quando, rispetto a quella condizione, che la medicina ha accettato venisse definita “malattia mentale”, la stessa psichiatria ha rifiutato ufficialmente di provare o proporre una qualche teorizzazione; quando la stessa psichiatria ha accantonato anche le numerose teorizzazioni precedenti il DSM-IV?
Pur in un tal tipo d’istituzione psichiatrica, al suo interno c’è un’ampia base di medici psichiatri, e altri operatori sanitari e non, più umanamente e sinceramente aderenti ad una prospettiva che vuole vedere la persona in condizioni di Disagio Relazionale con un occhio diverso da quello psichiatrico.
Ecco perché è fondamentale che la critica all’istituzione psichiatrica in vista di una sua radicale e definitiva distruzione debba considerare il coordinamento tra l’interno e l’esterno dell’istituzione della Salute Mentale e il coordinamento della lotta alla psichiatria con il resto del movimento delle lotte sociali.
Furio Di Paola va letto, in quanto sugli aspetti scientifici attuali ha un impatto equivalente a quello che aveva avuto Thomas Stephen Szasz, Professore Emeritus di Psichiatria, con Il mito della malattia mentale. Certo con qualche pericolo, perché Di Paola prende in analisi tutti quegli aspetti che portano a sostenere che le conclusioni della psichiatria sono da ritenere scientifiche. Se già uno psichiatra vive normalmente l’ansia della propria legittimazione, dopo aver letto L’istituzione del male mentale, cosa fa? Se intanto è importante sapere che non possiamo contare sulla basi scientifiche della psichiatria, per capire come possiamo esserci di reciproco aiuto, di mutuo appoggio in condizioni di Disagio Relazionale… dobbiamo riprendere tutto sempre da capo.

lunedì 16 giugno 2008

TANTO SCAPPO LO STESSO

Alice Banfi

TANTO SCAPPO LO STESSO

Romanzo di una matta

Prefazione di Peppe dell'Acqua

Ed. Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri
Collana: Eretica
pagine: 104
formato: 12 x 17 cm
prezzo: euro 10,00
codice ISBN: 978-88-6222-033-0uscita: giugno 2008

Alice ha tre papà e due mamme, cresce nell’amore e nel caos di una famiglia ‘diversa’, si scontra col sesso a soli tre anni, il suo sogno di bambina è diventare una pittrice. Col tempo il sogno di Alice si trasforma in rabbia, che riversa per lo più su se stessa, sul suo corpo: con l’alcool, l’anoressia, picchiandosi e infliggendosi tagli sempre più profondi. Diagnosi: disturbo di personalità borderline. Arriva il primo di una lunga serie di ricoveri in reparti di psichiatria. Si chiude la porta e il mondo rimane fuori. Alice si ritrova in un micro-mondo a forma di corridoio: è all’inferno. Lungo il corridoio, le porte, e per ogni porta un personaggio, una persona, un matto cosicché la storia di Alice si fonde alle storie degli altri.Tutti, per un motivo o per l’altro, legati mani e piedi al letto, assaliti da tre o dieci infermieri. Ma Alice sa sempre liberarsi dalle fascette che stringono polsi e caviglie. Alice vuole fuggire, magari solo per un’ora, ci prova e sempre ci riesce.Tanto, per rientrare basta suonare il campanello. C’è da ridere, c’è da piangere e c’è da pensare: chi è il matto in questa storia?
Alice Banfi, pittrice, lavora ed espone nella sua galleria sul lungomare di Camogli, in provincia di Genova. Ha al suo attivo numerose personali di disegni, pittura, dipinti, illustrazioni per l’infanzia a Milano, Roma, Genova.
Aver trascorso quello che ha trascorso Alice, portarne tracce indelebili sul corpo e avere ancora la forza di narrarne attraversandone minuziosamente le vicende più violente e angoscianti, se non è sempre cosa possibile per tutti coloro che hanno avuto una storia con la psichiatria di sempre, per Alice è un vero dono. Ecco le ragioni della denuncia. Tanto scappo lo stesso apre le porte ermeticamente chiuse dei reparti psichiatrici degli ospedali italiani, permettendo di mostrare una realtà che, a trent’anni dalla legge Basaglia, viene ancora nascosta. Una realtà politicamente e socialmente scomoda, tanto che i giornali non ne parlano, le televisioni la ignorano, senza osare inoltrarsi né nei nuovi manicomi: i reparti psichiatrici, né nel nuovo e più subdolo manicomio diffuso sul territorio organizzato a partire dai Dipartimenti di Salute Mentale.
Quello di Alice, nello stile del Romanzo, ha la dignità di un documento testimonianza che si inserisce in un contesto di più ampia denuncia non solo da parte di chi la Salute Mentale l’ha vissuta sulla sua pelle, come Maria Amato, come Tristano Aimone o come Natale Adornetto ma anche da parte di chi ha attraversato quei territori da operatore sanitario trovandoli privi di ogni possibilità empatica e di reale amancipazione dalla sofferenza come lo psichiatra Enrico Baraldi.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Mercoledì 25 Giugno alle 19.00

venerdì 13 giugno 2008

EDITORIALE - GIU. 2008

Masino

Né a sugo né in brodo ormai non sanno più che pesci prendere. Con protese vulve fiaccate vergine candide stanno sempre pronti ad offrirsi in sacrificio alla ricerca di un qualche pensiero che, manto di carità, copra le tristi pudenda del re nudo. C’entra in tutto ciò il potere del denaro e il denaro del potere? Non ci attendiamo una risposta disinteressata. Non ci interessano le soluzioni dei cacainchiostro di regime. Una lotta ad ogni forma di potere è ancora auspicabile per la libertà e la qualità della vita? Ha ancora le qualità della dignità della vita e della libertà? È pensabile che, nella concretezza dei nostri rapporti, la relazione in una metodologia empatica sia da preferire ad una relazione in una metodologia di potere? Ogni giorno ci propone le tragedie frutto del potere, del dominio, del capitale, dell’Economia. I quotidiani ci propongono gli assassini frutto di una relazione autoritaria e della delega della nostra vita nelle mani altrui. Nessuna novità. Tutto previsto e contemplato nel modello. Questa è l’Economia. La relazione empatica in una metodologia empatica, la relazione autonoma, antiautoritaria, in una cornice autogestionaria si pone come qualità delle lotte intermedie attuali nella prospettiva di una definitiva uscita da organizzazioni di potere. Anche nella prospettiva della distruzione della psichiatria di sempre. (Leggi articolo)

mercoledì 11 giugno 2008

ELOGIO DELL'INCERTEZZA

Masino


di

LUIGI CORVAGLIA

Che la realtà, noi compresi, come noi la percepiamo, sia più che un’ipotesi da Matrix ha destato l’attenzione dei più curiosi studiosi. Che ci troviamo, normalmente, di fronte a non pipe non è acquisito fino al punto da trarne pratiche conclusioni per la vita. Che la psichiatria abbia continuato permettendosi estremizzazioni come l’anti-psichiatria di Ronald D. Laing e di Davide Cooper e la non psichiatria di Thomas Szasz, altro non dimostra che le capacità distruttive dell’ignoranza al potere. Che oggi la Salute Mentale custodisca nel suo seno psichiatria, anti-psichiatria, non psichiatria, altro non dimostra che la distruttività della conoscenza al potere. Le cose appaiono l’insieme delle relazioni che le definiscono come tali. Niente verità assolute né ultime. Cos’è che ha reale influenza benefica sugli individui loro malgrado definiti “malati mentali”. La terapeuticità della libertà, contraddittoriamente, richiede, di volta in volta, una ridefinizione della libertà in relazione all’individuo. Come superare l’incomunicabilità tra “mondo psicotico” e “mondo non psicotico” rimane un problema che si ripresenta per ogni individuo. L’elogio dell’incertezza può aiutare a porsi nei confronti del Disagio Relazionale non in una logica autoritaria ma in una metodologia empatica? Luigi Corvaglia (Lecce, 1965) è Psicoterapeuta, saggista e studioso di psicologia e filosofia politica.




domenica 1 giugno 2008

MARIANNA SI DA FUOCO

Masino
Per chi spera ancora di poter trovare sollievo alla sofferenza nella Salute pubblica, la vicenda della signora Randazzo, rappresenta il non ultimo esempio di un’istituzione di morte tappezzata con qualche esempio d’eccellenza. Davanti la porta dei bordelli c’è sempre una lampada accesa.
Prima di darsi fuoco aveva mostrato in pubblico un dossier che raccoglieva tutte le disavventure da lei vissute tra ospedali e medici vari.
Per il resto è cronaca diffusa. «L'interrogazione segnalava che la donna, nata il 5 agosto 1944 e residente a Cecina (Livorno), si era sottoposta nel novembre 2001 a una isteroscopia in seguito alla diagnosi di un adenocarcinoma endometriale e poi a un intervento chirurgico presso la divisione ginecologia e ostetricia dell'Azienda Ospedaliera Pisana. Ricoverata il 5 marzo del 2002 per essere operata il giorno dopo, la signora Randazzo aveva segnalato all'equipe chirurgica la sua allergia ai metalli, e in modo specifico al nichel. Dal giorno dopo l'intervento, la signora Randazzo avrebbe cominciato ad avvertire una sensazione di atrofizzazione dalla parte superiore della gamba sinistra, giustificata dal personale medico come un banale problema di postura. La donna riteneva invece i disturbi riconducibili alla negligenza con cui l'intervento chirurgico era stato eseguito e contestava i fatti al direttore della clinica ginecologica, ricevendo solo generiche assicurazioni che tutto si era svolto nel modo più regolare.»
«La signora Randazzo - si sosteneva nell'interrogazione - si rivolgeva a un medico legale, il dottore Giovanni Cannavò, che redigeva la perizia da cui si evince in modo inequivocabile come sia la lesione al nervo dell'anca sia i disturbi di carattere allergologico siano causati da palesi errori professionali dei medici che hanno eseguito l'intervento chirurgico». Questi fatti, continuava l'interrogazione, hanno «contribuito a far insorgere nella signora Randazzo una patologia psichiatrica che, documentata nella relazione della dottoressa Anna Santinami, fa risalire alle conseguenze dell'intervento l'insorgere di una depressione maggiore cronica in commorbidità con un disturbo da attacchi di panico, con danni psicologici e psicopatologici non solo molto gravi, ma anche con scarse possibilità di miglioramento». Alla fine dell'interrogazione, i senatori chiedevano di sapere se e quali iniziative il ministro della Sanità intendeva intraprendere «al fine di accertare le responsabilità per le lesioni causate alla signora Randazzo e il riconoscimento dei danni subiti; per assicurare l'osservanza delle normali regole che disciplinano la professione dei medici e alle quali deve attenersi qualunque struttura sanitaria.» (29 maggio 2008) Già la stessa “interrogazione” è tutto un programma. Rimane molto da dare alle fiamme ma non certo il nostro residuo di vita. (LEGGI L'ARTICOLO)