giovedì 28 febbraio 2008

MADRI COLPEVOLI

LE MADRI FRIGORIFERO

DELLA PSICOANALISI



La teoria della madre schizofrenogena prese piede dall’officina psicoanalitica di Freud e si sviluppò per gli anni a seguire fino ad oggi dove lo psichiatra mantiene il sospetto anche se non te lo dice e anche se delega la comprensione della sofferenza massimamente allo psicofarmaco. D’altra parte, se non questo sospetto, cosa, a base della spiegazione di un qualche disagio raccontato a chiare lettere dal paziente, proprio senza bisogno di niente interpretare? Cosa se non quel sospetto motore alla base del transfert amoroso che rintraccia nello psicologo quello che ha voluto portare il paziente e nel paziente la conferma di quello che lo psicologo ha capito. La reciprocità di un regalo.
Che nelle donne osservate la Tietze potesse trovare carenza di calore umano non necessariamente è da individuare come frutto di un’osservazione distorta o non corretta; mentre credo che il problema risieda, cosa che i critici della teoria non sottolineano mai abbastanza, non tanto in quello che si può osservare ma nel creare una relazione di causa ed effetto tra la carenza di calore umano e la schizofrenia. Non c’è nessuno sforzo nell’andare a supporre e perfino a capire e perfino a confermare di come una carenza di calore umano, di affettività, possa entrare in gioco nel vissuto di sofferenza di chi di quel calore si sarebbe nutrito ma anche di chi con quel calore si sarebbe bruciato. Più complicato, se non impossibile, se non del tutto arbitrario, è porre i due elementi in una relazione deterministica. Molto più comprensibile sembra se una relazione anaffettiva contribuisce in qualche modo ad un vissuto anaffettivo e di angoscia e sofferenza, mentre è insostenibile una relazione che vede nella madre l’origine della schizofrenia. Eppure: «Madri sempre colpevoli»

http://www.incompatibile.altervista.org/index.php/la-recensione/31-psico-malelingue.html


mercoledì 27 febbraio 2008

DEPRESSIONE

ISPETTORE DI POLIZIA TOGLIE IL DISTURBO

È il potere della malattia. Il terrore, se questa si chiama “malattia mentale”. Sempre in agguato quando deve classificare tutto quello che facciamo di poco gradito alla cultura e alla verità ufficiale. Non la malattia, ché niente c’entra, ma l’uso che di essa ne fa lo psichiatra, più o meno ambulante, con la sua diagnosi.
Una poliziotta decide di spararsi in bocca dopo avere sparato in testa alla sua figliola di nove anni. E cosa può essere se non depressione? Che anche un poliziotto uccide e per di più senza chiedere permesso a nessuno può rivolgere l’arma contro se stesso?
È l’insopportabile destino della dignità che, anche se nella sua unica comparsa nella vita di un individuo, trova sempre qualcuno pronto ad annientarla e squalificarla.
A turno, in un flusso relazionale, tra lo psichiatra, il giornalista, si trova sempre una malattia mentale che tutto spieghi con la calorosa benedizione di santa madre chiesa. Chi si toglie la vita è solo perché deve avere una malattia mentale. Una depressione. Specie in quel suo non chiedere niente a nessuno. Se l’arma più che contro se stessi è rivolta altrove siamo difronte un eroe nazionale. E di eroi ne hanno dichiarati tanti. Le hanno diagnosticato una depressione. Non certo nei laboratori della scienza medica. Nei cortili dello stigma coltivato dalla psichiatria.
Un poliziotto armato può avere una malattia mentale? La cecità della fregola della diagnosi non guarda a conclusioni. Nemmeno quando squalifica un’azione che, pur nella sua luttuosità, in relazione a questa società di morte, ha perfino una sua dignità che non alza il dito a chiedere permesso.
A proposito. La diagnosi di malattia mentale se non squalifica che fa?

http://www.incompatibile.altervista.org/index.php/lincompatibile-giornale.html

martedì 26 febbraio 2008

PETIZIONE

FIRMA PER
ABOLIRE L'ELETTROSHOCK
Sta girando per tutta Italia una raccolta di firme per abolire definitivamente l'elettroshock. La Redazione di Contraria-Mente-Nero propone l'adesione alla petizione da inviare al Ministro Livia Turco. Pur ritenendo la questione non risolvibile né a colpi di petizione né a colpi di carte bollate, prende parte alla proposta di una petizione contro l’elettroshock intendendo in tal modo esprimere anche il nostro dissenso contro la psichiatria che si ricicla nella Salute Mentale e contro tutta quella medicina che continua a non prendere pubbliche distanze da pratiche ritenute fino ad ora autoritarie, repressive, lesive della dignità degli individui e ora ripresentate come parte della scienza medica. Al di là di aspetti ideologici che non possono non essere riferimento di ogni nostra scelta e azione sociale, individuiamo in tale iniziativa un’azione contro un’ulteriore violazione dei Diritti Umani e il tentativo d'impedire la promozione di pratiche "terapeutiche" nella definizione ma violente e inutilmente repressive nell’essenza.
Chi fosse d'accordo con la piccola e pur modesta azione di una petizione può:
1) Compilare il modulo allegato e inviarlo via fax al Ministero06 - 5994.2376 (metodo molto diretto)
2) Stamparlo e inviarlo via posta ordinaria a:Ministero della salute D.G.P.O.B. Ufficio X - URP Via Giorgio Ribotta, 5 - 00144 Roma
3) far girare questa petizione segnalandola su tutti i blog, forum e siti possibili.
Per il testo della petizione e scaricare il modulo clicca su:

mercoledì 20 febbraio 2008

CHI È IL DIAVOLO?

Puglia
Psichiatria tra governatori e TSO

La psichiatria, per poter essere quello che è, oltre ad avere bisogno di operatori sanitari ciechi, consensienti e complici, deve entrare in simbiosi funzionale con la politica. Un rapporto di reciproca copertura, di reciproco spalleggiamento. Una farsa che esteriormente deve apparire di controllo reciproco ma nell’essenza deve essere di conviviale reciprocità. Le famiglie, non contano ridotte all’impotenza col ricatto. Le associazioni meno che meno: oltre che ricattabili, prive di risorse e di saperi alternativi da potere contrapporre allo strapotere della psichiatria. Nella maggior parte dei casi girano sulla stessa giostra con la psichiatria.

Quello che succede in Puglia è appena un esempio come ci racconta la lettera aperta al governatore Vendola dell’ Associazione “Altre Ragioni” di Bari
Non le parleremo di questa disastrosa vergogna della psichiatria in Puglia né della riabilitazione psichiatrica né delle contenzioni farmacologiche e fisiche, né delle morti delle ottantenni durante i tso (trattamenti sanitari obbligatori). Tutte cose tenute in silenzio.
Questa volta le vogliamo raccontare la storia di uno di noi. Antonio vuole lavorare per poter condurre con la sua compagna una vita dignitosa ed autonoma.
Tra mille frastornazioni che si aggiungono alle già complicate condizioni familiari incomincia a non sentirsi più in forma. Gli consigliano di rivolgersi ad un medico, ad un servizio territoriale psichiatrico. Ciò che gli viene consigliato e gli si propone è una terapia farmacologica che incomincia come “lieve”.
Antonio torna a casa. Ora il problema rimane sempre lui, ma dovrà combattere contro quattro patologie. Però questa volta, forse, la terapia farmacologica sarà più giusta, non più “lieve“ come quella iniziale.
Antonio accetta, ormai è consapevole di essere gravemente malato.
Ormai si ritrova spesso su un divano sicuramente ben fatto, con di fronte un televisore, la compagnia di tanti Antonio, aspettando di guarire e la famosa reintegrazione.
Ad un certo punto arriva anche l’ambulanza. Lo prendono con la forza ed è un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Non riusciva a muoversi perché legato.
L’hanno ridotto ad una cosa che non possiamo più chiamare vita. Porta i segni dei “trattamenti”. Nemmeno il tempo di dirlo.
Governatore Vendola…ma chi è il diavolo?

Firmato Associazione "Altre Ragioni" - Bari.

Leggi in:
http://incompatibile.altervista.org/comunicati/puglia_psichiatria.pdf

domenica 17 febbraio 2008

PSICHIATRIA. UNA SCIENZA?

Petizione contro l'elettroshock

Mai abbandonato, gli psichiatri ripropongono


L’ELETTROSHOCK


Prescritto alla grande per le “depressioni gravi”. E se fosse scienza. I più noti psichiatri stanno organizzando una raccolta di firme da presentare alla Turco, ministro della Salute. È tutto per la nostra salute quello che fanno. Chi conosce gli psichiatri, la storia della psichiatria e la logica della psichiatria, può fidarsi di questo revival? Si facesse ognuno tutti gli elettroshock che vuole. Noi vogliamo capirne di più.


Il 21 febbraio la SOPSI (Società Italiana di Psicopatologia) terrà un congresso nazionale presso l’Hotel Hilton di Roma. In seno al congresso i membri ufficializzeranno l’avvio di una petizione con la quale stanno facendo pressione verso i governi per la reintroduzione in Italia dell’uso dell’elettroshock, di quella che chiamano Tec (Terapia elettroconvulsivante). Si tratta di una pratica elettroconvulsivante (TEC), da sempre nota come elettroshock, utilizzata dagli psichiatri, basata nell’indurre artificialmente delle convulsioni nel paziente attraverso il passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La tecnica, in un primo momento, fu trovata, sviluppata e introdotta negli anni ‘30 dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini, in seguito, fino ai nostri giorni, è stata assunta ed utilizzata da parte di tanti psichiatri.
Non è una novità che in molte realtà sanitarie per la Tutela della Salute Mentale italiane gli psichiatri non hanno mai finito di praticare l’elettroshock. Nel 1996 (Vedi in “Cosi di pazzi” II Edizione, Febbraio 2006; numero unico
) Rosy Bindi, ministro della Sanità con una circolare ministeriale, accompagnata dal parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato di Bioetica, aveva tentato di fare spazio per la ripresa della pratica dell’elettroshock. Il veloce organizzarsi di un movimento critico spostò solo di un po’ l’appuntamento che si ripropone oggi.
L’emancipazione degli individui non è un percorso garantito una volta per tutti.
(Leggi tutto in:

sabato 16 febbraio 2008

LAVORARE PER GUARIRE

GUARIRE SI PUÒ
(Seguirà la pubblicazione del manuale in varie sezioni)

Da vittima a vincitore

LAVORARE PER GUARIRE
“guida al benessere mentale”

non esistono pazienti senza speranza
ma solo operatori impotenti
”.
Mark Spivak

Per il “Progetto Contraria-Mente”, la critica dell’istituzione psichiatrica non si può tradurre nella negazione della sofferenza delle persone che si trovano in una condizione di Disagio Relazionale (Di.Re.) o di Grave Disturbo Relazionale (Gra.Di.Re.) né nell’esclusione, né nella rimozione di un problema, quello della nostra salute che, comunque inteso, è sempre un problema nostro, della nostra comunità, della comunità a cui apparteniamo pur nella nostra individualità. Una delle pratiche costanti dell’istituzione psichiatrica è stata quella della diagnosi psichiatrica di “malattia mentale” e della negazione stessa della malattia da parte dello stesso medico psichiatra che l’ha diagnosticata. Non mi riferisco certo ai movimenti antipsichiatrici accusati di negazione della malattia. Mi riferisco proprio alle pratiche istituzionali psichiatriche i cui trattamenti o abbandoni nella cronicizzazione vecchia e nuova sono completamente lontani da poter appartenere alla diagnosticata malattia mentale.

Ron Coleman, oggi formatore e consulente dei servizi psichiatrici inglesi e di molti altri paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia, ci propone oltre che un’esperienza anche un metodo di “guarigione” capace di funzionare come uno dei tanti strumenti necessari nell’autogestione della nostra salute.

Ron Coleman, Paul Baker e Karen Taylor
Lavorare per guarire
“guida al benessere mentale”
Titolo originale:
“Working to recovery, a guide to mental wellness. From victim to victor. Personal planning tool.”
a cura della Coop. Soc. “Il Casello” - Carcare
grafica di copertina: Elisabetta Berta
1°ediz. italiana:
Ed. MAGEMA, Carcare (SV), settembre 2004
Codice ISBN 88-89169-02-8
pagg. 104

info@magema2000.net

Tra i libri di Coleman che conosco, ritengo “Lavorare per guarire”, oltre che ottimo manuale, anche un lavoro e un’esperienza da un punto di vista diverso dal quale, in qualche occasione, anche l’istituzione s’è voluta affacciare ma, in definitiva, nella prospettiva di meglio produrre psichiatria senza comunque riuscirci. E questa è una fortuna sia per l’esperienza che Coleman ci propone sia del libro stesso: né l’esperienza di Colemam né il suo manuale si prestano a produrre psichiatria. Altra cosa è autogestire la salute anche di chi si trova in una condizione di Disagio Relazionale.

http://www.incompatibile.altervista.org/index.php/la-recensione/31-psico-malelingue/59-lavorare-per-guarire.html

Lavorare per guarire, di Ron Coleman, è una vera e propria guida al benessere mentale. Con l'ottava sezione abbiamo terminato l'inserimento su "L'Incompatibile" di uno strumento di programmazione personale. L'autogestione, l'autonomia, l'antiautoritarismo che promuovono la relazione empatica e lottano la relazione autoritaria di dominio hanno bisogno anche di loro mezzi e strumenti in una prospettiva d'emancipazione. A tal proposito con la guida che vi presentiamo, ma anche con altri lavori, Ron Coleman ha messo a disposizione una sua importantissima esperienza di lotta al Disagio Relazionale ma anche all'istituzione psichiatrica che, con diversi pretesti, continua a tenere in una situazione coatta, di contenzione, di in-trattenimento sia "pazienti" che "operatori". Con la recensione del libro altro non stiamo facendo che mettere in relazione Coleman con tutti coloro che anche nonostante una condizione di Grave Distrurbo Relazionale non hanno voglia di perdere la speranza e la fiducia in una guarigione.Per il presente lavoro la Redazione porge sentiti ringraziamenti allo stesso Ron Coleman oltre che al dottor Marcello Macario senza la cui generosa collaborazione questo contributo sarebbe stato impossibile nei termini in cui lo presentiamo.

Su "L'Incompatibile - giornale a-periodico" è possibile reperire una pubblicazione a puntate del manuale. Per chi volesse comprendere l'approccio di Coleman noi consigliamo sempre il possesso personale del libro come possibilità di riferimento continuo in corso dell'esperienza; sia per la preziosità del volume, sia per la validità come manuale vero e proprio. La lotta all'autoritarismo e alla violenza istituzionale, che niente hanno a che vedere né con la Scienza né col buon senso, mai deve essere chiusura né cecità ideologica nei confronti di persone in condizione di Disagio Relazionale comunque chiamato. Ai seguenti indirizzi potete trovare sezioni del libro.

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez1.pdf
http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez2.pdf
http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez3.pdf

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez4.pdf

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez5.pdf

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez6.pdf

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez7.pdf

http://www.incompatibile.altervista.org/ron_coleman/rc_sez8.pdf

Gaetano Bonanno

venerdì 15 febbraio 2008

PSICOLOGA SGOZZATA

L'uomo della pseudoscienza

FINE DELLA TERAPIA

Un padre della psicoanalisi: «credo che roviniamo parecchia gente.» Tra suicidi, omicidi e gente rovinata si racconta la storia della “terapia” psicoanalitica. Oggi in uno possiamo trovare tre psi-: psichiatria, psicoanalisi, psicoterapia… e comunque sempre un psi-qualcosa. Fosse solo un’ipotesi.


A Manhattan un uomo sgozza la sua psicologa e ferisce gravemente un altro psicologo che era andato soccorso della collega.
Già dicono che quasi sicuramente era un “paziente” che definiscono “maniaco”.
Se così è, si vede che questa volta era andato dallo psicologo per un colloquio diverso e con un messagio non diversamente comprensibile. Dopo tutto ogni nostra azione è comunicazione come ci insegnano le teorie psicologiche della comunicazione non verbale. Può sembrare strano che uno per farsi sentire dallo psicologo debba ricorrere alla mannaia del macellaio?
Aveva portato con se due valige nel recarsi presso lo studio degli psicologi. Pare che abbia colpito la terapeuta 15 volte alla testa, al volto, al torace. Non sembra il lapsus sfuggito di bocca, né di mano. Sembra un più profondo discorso meditato e forse con parole diverse da quelle che non era riuscito a dire diversamente nemmeno con l’aiuto della psicologa.
Tra le tante questa è un’ipotesi accreditata. Possibile. E se quella mannaia ci volesse raccontare proprio il fondamento di quell’ipotesi?
LE PAROLE IN VALIGIA

mercoledì 13 febbraio 2008

SOLIDARIETÀ A TELEFONO VIOLA DI BOLOGNA

ATTENTI AL RITALIN
Sabato 24 novembre 2007 durante il convegno-dibattito “Il Disturbo di Attenzione ed Iperattività aspetti correlati e il suo divenire”, mentre componenti del Telefono Viola di Bologna distribuivano volantini informativi sulla frode della pseudo-sindrome dell’ADHD e sugli psicofarmaci di riferimento per la cura, spintonati sono stati costretti ad abbandonare la pubblica sala dove si teneva il dibattito.
Il convegno era stato organizzato dell’associazione AGAP (famiglie favorevoli alla cura con psicofarmaci ai minori).
Non che a Telefono Viola o a chi non è convinto di una ulteriore manovra commerciale di ditte farmaceutiche e di una ulteriore manipolazione psichiatrica interessa dei bambini più delle loro stesse famiglie favorevoli, ma sulla nuova “malattia” psichiatrica c’è molto di quanto ci dice la psichiatria di sempre che non ci convince. Forse niente.
Altri medici, non meno scienziati di quelli favorevoli, hanno già prodotto una fiorente letteratura contraria sia alla creazione dal nulla di una nuova malattia psichiatrica, sia contraria al Ritalin psicofarmaco in vendita per la cura.
Se conosciamo la psichiatria, se conosciamo l’infanzia e l’infanzia rubata e venduta in una realtà sociale di gabbie e di spazzatura, qualche dubbio sull’attuale manovra psichiatrica ci viene. Quelli del Telefono Viola di Bologna s’erano permessi di portare il loro dubbio lì dove la Dott.ssa Pavan, sicuramente disinteressata, stava portando la certezza di una diagnosi e di una terapia che vede bambini diagnosticati dalla psichiatria e curati con psicofarmaci. Un’imprudenza che è costata loro una denuncia da parte della Digos e il rischio perfino di quattro anni di reclusione.
Questo succedeva con l’ancora fresco defunto governo di sinistra. Cosa ci riserverà il nuovo promesso governo di destra?
Dove si piangono i governi caduti la solidarietà contro la democratica dittatura non è mai abbastanza.

Telefono Viola di Bologna.
Il numero per conttattare il Telefono Viola è:
339 3040009
Segreteria telefonica attiva 24 ore
E-mail: telviola@yahoo.it

domenica 10 febbraio 2008

IL LIBRO NERO DELLA PSICOANALISI


sotto la direzione di Catherine Meyer
con Mikkel Borch-Jacobsen, Jean Cottraux,
Dider Pleud, Jacques Van Rillaer
Fazi Editore, Roma, 2006



INVITO ALLA LETTURA


È una cosa veramente curiosa. Non basta però che sia tale se non serve a meglio comprendere che cosa avviene nell’istituzione “Psi” nei confronti della quale poter prendere una posizione critica ad occhi aperti. Cose da incompatibili, certamente. Ed è per questo, se non altro per onorare se stesso, che “L’Incompatibile” ripropone l’invito alla lettura del “Libro” che esprime, in realtà solo parzialmente, la critica di tanti fior di incompatibili che hanno attraversato territori della variopinta chiesa psi. Tutti incompatibili titolati.
Quello che ogni Psi- oppone alle obiezioni, colte o ingenue che siano, di chi non è Psi-, è l’assenza d’un titolo: a che titolo lei parla di psi? Oppure: lei non è psi-, per cui non è autorizzato a parlare di psi-. La difesa della chiesa prima di tutto!
Cosa veramente buona e giusta: dove andrebbe a finire tutta la scienza e tutta la verità della Psi- se ognuno, senza titolo di psi- e senza autorizzazione potesse parlare di psi-? La cosa sarebbe risolvibile semplicemente mostrando la tessera, prima di parlare di psi-, da parte dei non psi… che la tessera non hanno. Ma alla casta questo non basta.
Cose da ridere? Veramente si… se non fosse che stiamo parlando di una più che violenta relazione di dominio e se non fosse che, oggi, la relazione di dominio, dove non è chiamata mafia, è come se non esistesse; come se fosse un’azione fraterna e solidale.
D’altra parte per poter parlare di Dio non tutti si sono fatti preti, anche se è solo il prete che può celebrare messa. Si vede che gli psi- sono più che preti.
L’Incompatibile con l’invito alla lettura de Il libro nero della psicoanalisi sta rispondendo al comandamento di tutti gli psi- dando la parola a loro stessi psi- solo attraverso qualche nota sparsa tratta dal volume. Ma la cosa rimane ugualmente di una qualche curiosità e perfino ridicola se non fosse che il comportamento, l’atteggiamento e tutto l’autoritarismo dell’istituzione Psi- pesasse, con la promessa della cura, molto più della stessa “malattia” sulla vita di tantissime persone. D’altra parte chi, per onestà, e di onesti ce n’è, quella promessa non può farla, andrà avanti mettendo prima di tutto la malattia e la sua inguaribilità.
Un aspetto di tale curiosità è che, a fronte di una infinita mole di contraddizioni, di manipolazioni, di ignoranza, di diverse teorie, di diverse conclusioni, rispetto a tutto il mondo psi-, a fronte delle aspre critiche reciprocamente rivoltisi da studiosi psi-, quando li vedi nei vari servizi dei Dipartimenti secernono sapienza: un comportamento di autosufficienza, da depositari di chissà quali profonde verità, di quale profondo sapere sulla mente umana; secernono baldanza, arroganza, presunzione, come fossero padroneggiatori di ogni situazione; trincerati dietro la porta di un sacro tempio, dietro una scrivania, dietro l’ignoranza eretta a sapienza, dietro l’ignoranza nel bisogno, nella buona fede, nella sofferenza di tante delle persone che loro stanno di fronte. Trincerati dietro una difesa assoluta di casta oggi ridotta ad un’amore coatto.
È già nella messa in scena di tutta questa baldanza, nella continua arroganza di un sapere che secerne da tutti i pori, è nelle parole non misurate di chi può, nell’esclusione e perfino nella repressione della relazione empatica che già vediamo e critichiamo la pratica di una relazione autoritaria e di dominio.
Da dove la prendono tutta la loro secreta baldanza, la loro purulenta certezza sulla materia, la loro tracotanza, la loro saccenteria, la loro pretesa superiorità alla quale la subalternità deve adeguarsi; da dove il loro imporre subalternità a tutto ciò che in qualche modo entra nel loro campo di dominio. Non è facile saperlo. Sicuramente non lo sappiamo noi. Sicuramente lo sanno meglio gli stessi psi- la cui narrazione critica può consentire ad ognuno di trarre proprie conclusioni e proprie posizioni.
Allora un invito ai lettori: lasciate perdere la chiacchiera di chi non ha la patente per criticare la universalmente criticata psi-; ascoltate e prestate attenzione a quanto tanti psi- non meno degli altri vi descrivono.

La Redazione




mercoledì 6 febbraio 2008

IMPAZZITO NEL NULLA


NEL BLU DIPINTO DI BLU QUASI NERO


Dov’è finito Dio? L’avranno sfrattato dai suoi cieli. Finalmente lo voleva vedere in faccia. Finalmente gli voleva parlare. Non resiste più ad un inganno che ha superato ogni ragione. Va in escandescenze tra l’incomprensione, il panico dei passeggeri e la sempre la psichiatria sempre pronta con una diagnosi d’occasione.

«Il Boeing era in volo da Toronto a Londra. L’uomo è stato ricoverato in clinica psichiatrica. Il pilota d’aereo impazzisce, 146 salvati dal suo secondo.» (Giornale di Sicilia)
«Pilota impazzisce, urla che vuole parlare con Dio e l’equipaggio deve immobilizzarlo e legarlo
«Ha cominciato a dare in escandescenze nel bel mezzo dell’Atlantico
«L’uomo improvvisamente “impazzito” è ora ricoverato in Irlanda
«Il primo pilota da segni di squilibrio mentale a bordo
(Ansa) - «Il pilota di un volo (…) è stato ricoverato in Irlanda dopo avere dato segni di squilibrio durante il volo. (…) condizioni (…) tenute sotto controllo da un medico che si trovava a bordo
Ci rimbalza dalle cronache una notizia blu, dipinta di blu, anche se ha un sapore nero.
Chiunque di noi si fosse trovato su quell’aereo e avesse incominciato, ad un certo punto, a gridare di voler parlare con Dio, avrebbe avuto un trattamento simile a quello del pilota. Possiamo pensare che il problema consista nelle quattro goccine di una qualche sostanza psicoattiva che il pilota assumerà per spazzare via l’angoscia nata dalla delusa aspettativa di poter parlare con Dio? Possiamo pensare che il problema possa consistere in una qualche sostanza psicoattiva che dei passeggeri possono assumere per uscire dal panico creato da un evento simile a quello che si racconta? Certo che lo possiamo pensare, e lo pensiamo così intensamente da non accorgerci che dietro la pur problematica assunzione cronica di psicosostanze riusciamo a fare scomparire i più seri problemi dell’autoritarismo della psichiatria di sempre.
Non mi vorrei trovare su un aereo dove, ad un certo punto, vengo svegliato dalle angoscianti grida del pilota che, lasciata la gabina di pilotaggio, incomincia a gridare spasimando di voler parlare con Dio o incomincia a gridare l’angoscia dell’inganno di non averlo mai, nemmeno una sola volta, visto in faccia dopo l’ennesimo volo tra i suoi cieli. Mi fossi trovato in una situazione simile non avrei esitato ad inghiottire una qualche sostanza, comunque chiamata, che m’avesse tirato fuori dall’angoscia panica del momento.
Qualche volta però un anonimo evento viene a bussare alla porta delle nostre costruite certezze per venirci a dire, alla faccia della scienza e del controllo di potere, che non tutto è sottocontrollo; che, del tutto, proprio poco è sottocontrollo; che, del poco, proprio niente è sottocontrollo.

Potesse il messaggero di vita, invece che essere rinchiuso in psichiatria, essere ascoltato in quello che vuole raccontarci e potesse parlare per dare voce a quel suo desiderio esploso proprio quando, contrariamente a quello che si può pensare, la situazione lo richiedeva. Come puoi volare senza che ti venga la curiosità di andare a trovare, finalmente faccia a faccia, quel Dio la cui residenza hanno posto nell’alto dei cieli? Se non mentre stai volando, mentre ti trovi proprio a casa di Dio, quando? Un leggittimo e qualche volta anche farneticante e struggente desiderio di chiunque stia volando.
C’è chi con un delirio strutturato come quello espresso dalla canzone “Volare” vince Sanremo, tormenta per decenni un’intera popolazione e anche più, senza mai aver trovato uno psichiatra che gli prescrivesse anche solo cinque gocce di serenase per tre.
Quei passeggeri si potevano solo permettere di volare dentro una botte di ferro a casa di Dio ma non potevano sopportare che un pilota stanco di cercare Dio in cielo e di non averlo mai trovato si sia deciso proprio in quel momento di volergli parlare. I viaggiatori sono sani di mente, il pilota è pazzo… che niente sarebbe se non fosse pure da rinchiudere in psichiatria. Qua non c’entra niente né il pilota, né Dio, né la sostanza psicoattiva; qua si tratta di dinamiche di dominio secolari, espressione della religione, della scienza, della psichiatria. Gli psichiatri faranno una diagnosi e instaureranno un trattamento, una terapia farmacologica. Dicono di aver trovato nel cervello i segni che fanno del pilota un malato mentale e dei trasportati in una botte di ferro a propulsione dei sani di mente.
Se quell’uomo avesse posto la stessa richiesta, se avesse espresso lo stesso bisogno e desiderio a piazza San Pietro durante una celebrazione papale, il suo comportamento avrebbe trovato un altro posto nella mente comune; sarebbe stato adeguato a quanto la mente in quella situazione si attende e sarebbe stato un santo e non un pazzo, o comunque un chiamato da Dio.
Intanto la curiosità, oltre che la condizione di panico scatenata, non riesce ad evitare del tutto di rimbalzare sulla carta stampata. Il discorso, comunque impostato, racconta sempre di un uomo a cui qualcosa è pure successa. Qualcosa che, rispetto ad un ritmo abitudinario o ad un ritmo atteso, è rottura, taglio violento, azione scioccante e sconcertante.
(Leggi tutto):

venerdì 1 febbraio 2008

L'INCOMPATIBILE

A-periodico di critica all'istituzione psichiatrica
CHI SIAMO


… siamo gli Alda Merini, i Freidrich Hölderlin,
gli Antoine Artaud, i Vincent Van Goch,
gli Umberto Saba, i Bacon, i Noel, i Di Girolamo,
gli Ingrassia, i Lo Piccolo, i Giammanco, i La Mantia,
siamo questi e tanti altri ancora
con gli occhi puntati
a scrutare dentro i vostri manicomi,
manicomi criminali,
dentro le vostre nuove carceri,
dentro i vostri nuovi democratici manicomi
diffusi sul territorio e,
da voi riformatori non meno che da voi reazionari, amorevolmente impiantati
fin dentro le case delle famiglie… ricattate
prima dalla bestialità della sofferenza,
poi dall’istituzione e dalla politica di Stato
il cui perpetuarsi
si fonda sulla sofferenza dell’umanità intera.

Siamo
quelli che vogliono darsi il fastidio del vivere e
non ci accontentiamo di esistere,
in questo continuo teatro della crudeltà
dove dalla nostra sofferenza
avete tratto alimento per i vostri portafogli,
sostanze al vostro dominio,
giustificazione al vostro autoritarismo.
Avete ancora squartato noi già scissi,
in malattia e non malattia,
ci avete diagnosticato malati mentre
ci negate tutti i giorni,
sia come malati che come persone,
nei vostri nuovi manicomi
trasformati in saloni della festa del fittizio.
Siamo solo gli incompatibili di sempre,
da voi stigmatizzati con una diagnosi che
voi chiamate medica e che
noi troviamo di nessun fondamento e di potere.
Siamo quelli che non scinderete più in malati e sani.
Siamo solo folli e per questo incompatibili.
Siamo solo incompatibili e per questo folli.
Siamo ancora quelli che,
dal nostro arrivo sul pianeta Terra,
rimosso il seme doloroso dell’origine nostra,
rimangono in attesa
che la scienza ci venga finalmente a dire
quale sarebbe la nostra malattia e
quale la sua cura.
Siamo questo e tant’altro ancora.
Siamo quelli che per rimanere
persone tra persone
preferiamo la relazione empatica alla relazione di potere, l’autogestione della relazione
all’autoritarismo della psichiatria di sempre…
rimanendo aggrappati proprio allo
“stato dell’arte” e della conoscenza ma
sapendocene anche distaccare
quando
“lo stato dell’arte” è solo lo stato del dominio…