venerdì 18 giugno 2010

MAI PIÙ QUALCUNO DEVE ESSERE LEGATO

MAI PIÙ MORIRE DI TSO


MAI PIÙ MORIRE DI SALUTE MENTALE

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Quanti ne devono morire ancora legati a letto
in un reparto della Salute Mentale
Quanti se ne devono cronicizzare di persone
che non si sono fatti un giorno di Manicomio
Quante tonnellate di psicofarmaci devono essere ancora
scaraventate nel sangue delle persone
per bilanciare le carenze della
riabilitazione distrutta e delle buone pratiche annichilite
Quanti individui devono essere annientati ancora
per mano della Salute Mentale
per capire che non è questione di riforma
Quanti TSO vorranno mortalmente ancora eseguire
prima di capire che sono cambiate le targhette nei servizi ma
l’autoritarismo del Manicomio
è stato trapiantato di sana pianta su tutto il territorio
Quanti individui, tra famiglie, persone diagnosticate,
operatori sanitari, professionisti dell’aiuto,
vogliono ancora annichilire prima di capire che
la scelta altro non può essere che
tra l’autoritarismo delle relazioni istituzionali
e
la relazionalità empatica ed antiautoritaria
in una metodologia autogestionaria
Quante persone devono ancora cadere
per mano dell’istituzione della Salute Mentale
prima di capire che di trattamenti simili a quelli di Mastrogiovanni,
non riscontrabili nelle statistiche,
sono pieni i servizi
non hanno capito niente
o
fanno finta di non capire?

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"PROGETTO CONTRARIA-MENTE"



in una prospettiva TRANS-PSICHIATRICA




FRANCESCO MASTROGIOVANNI
AL DI LÀ DI UN'INCHIESTA DI STATO


PER UN ANARCHICO IL TSO È DOPPIO

04/09/09 - SE SI MUORE DI TSO SI MUORE DI SALUTE MENTALE

(18/09/2009) - FRANCESCO MASTROGIOVANNI MORTO IN TSO

COMITATO VERITÀ E GIUSTIZIA FRANCESCO MASTROGIOVANNI



mercoledì 16 giugno 2010

SE SENTIRE LE VOCI È UNA MALATTIA

Chiunque tu sia!!!
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Un'alternativa sociale al deleterio concetto di schizofrenia
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di Marius Romme e Paul Baker
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Fuori degli ambiti della psichiatria non è ben noto che deve essere ancora dimostrato che la schizofrenia sia una malattia comprovata.
La schizofrenia non è un concetto valido in quanto manca completamente di test scientifici. Perciò la schizofrenia non è, e non è mai stato dimostrato che sia, una malattia del cervello.
La diagnosi di schizofrenia è deleteria perché non dice la verità sulle cause dei diversi comportamenti e delle esperienze dei singoli, quando in realtà è proprio queste cause che devono essere analizzate, cosa che può diventare il centro di una terapia di successo.
Una persona udente voci si ammala non perché sente delle voci ma perché non riesce a far fronte a queste voci ma questo è ancora da capire. Coloro che non possono far fronte alle loro voci non vi possono far fronte perché non possono affrontare i problemi che hanno provocato la comparsa dell'esperienza del sentire voci. Questa doppia incapacità rende importante non tanto concentrarsi su una sconosciuta Malattia, quanto: aiutare la persona ad imparare come accettare e come far fronte alle proprie voci e/o deliri e ai problemi che hanno portato alla loro comparsa.
D'altra parte, l’Hearing Voices Network ha constatato che coloro che si adeguano al sistema di assistenza psichiatrica e alle diagnosi previste sembrano meno in grado di riaversi, rispetto alle persone che protestano contro la loro diagnosi e il trattamento, nonché meno in grado di organizzare i loro percorsi.
Comunque non si è impotenti. Noi non necessariamente ci aspettiamo che si sarà in grado di cambiare il sistema e non pensiamo che sarà necessariamente avviata una rivolta collettiva contro il concetto di schizofrenia a causa del danno che provoca. Ma qualcosa possiamo fare.

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L'INCOGNITA ISTITUZIONALE

Al di là di una malattia

la violenza dell'imprevedibile Istituzione

domenica 6 giugno 2010

THE ICARUS PROJECT

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SI PUÒ FARE... MA CONTRARIA-MENTE
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al di là di uno sguardo medicalizzante
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al di là di uno sguardo stigmatizzante
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al di là di una metodologia istituzionale
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uno sguardo trans-psichiatrico
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Questa volta una Medicina più subdola, la Medicina psichiatrica, dopo l’abbandono di obsolete melmose e sanguinarie strutture. Questa volta le Psichiatrie. Non più internamento. Alla luce del sole. Sotto gli occhi di tutti. Profonda cecità.
Invisibili corpi fuori d’ogni Utilità. Non compatibili con nessuna Utilità. Facce angeliche toccate dall’afflato della nuova scienza psichiatrica hanno teorizzato: se il lavoro nobilita l’uomo perché non dovrebbe nobilitare pure loro? Così la riabilitazione era pensata come possibilità di inserimento nel mondo del lavoro della produzione. Detta la cosa così che cosa mai si sarebbe potuto dire? Niente. Proprio niente. Bisognava andare solo un po’ più in là. Dove non sono mai voluti andare. Hanno dovuto constatare che: se il lavoro schiavizza e annichilisce gli individui una volta, ha schiavizzato, annichilito e frustrato quegli individui come minimo già per due volte in più. Ma l’hanno mai veramente e onestamente constatato? È subitanea l’affinità tra l’ideologia del lavoro con l’ideologia della velocità di futuristica memoria.
Cosa si deve fare quando c’è una “malattia mentale”? Chi mai lo saprà. Cosa stanno facendo ai cartellati della Salute Mentale? Chi mai lo capirà. Dal Manicomio, dove sono finiti? Sono scomparsi. Si sono dileguati. Dove sono finiti giganteschi blocchi di tufo cingenti d’assedio persone ingabbiate? Ora sono solo invisibili mura le cui porte sono nei servizi polverizzati sul territorio. La storica violenza della Psichiatria? Scomparsa. Finita. Non c’è più. Roba d’altri tempi. La relazionalità istituzionale non si nasconde più città nella città, si insinua fin dentro le case della gente. E le strutture intermedie? Punti di raccolta differenziata dei fallimenti della Salute Mentale. Questa volta non ci sono più scuse. È tutta colpa della malattia e del nostro cervello. Se qualcuno se ne accorgerà potrà essere perfino troppo tardi. No. È già ora troppo tardi. Eccezionali e sparute esperienze se dimostrano che si può fare dove la libertà è terapeutica, dimostrano pure che l’autoritarismo della Salute Mentale, di natura non diversa da quello manicomiale, è l’attuale cronicizzazione della malattia. È sempre tempo e sempre l’occasione buona per strapparsi l’istituzione che si insinua fin dentro le vene e autorganizzare la propria lotta per la difesa della salute mentale. Vecchi direttori difendevano il Manicomio. Nuovi direttori difendono a spada tratta la Salute Mentale. The Icarus Project è un’esperienza autogestionaria che guarda le condizioni del Disagio Relazionale al di là del modello medico. Gruppi autonomi di base per la difesa e il mutuo appoggio per la salute mentale, per individui che vivono condizioni di Disagio Relazionale e per la promozione della salute mentale in una relazionalità antiautoritaria.
Uno sguardo diverso alla follia è un progetto in un fine. Gli strumenti dell’istituzione della Salute Mentale più che mezzi atti a raggiungere quel fine si sono ampiamente dimostrati i mezzi per una solo diversa manicomializzazione del territorio. Diciamo questo non perché non riteniamo valido il pensiero che ispirava le lotte contro l’istituzione Manicomio, non perché non riteniamo valide le teorizzazioni assistenziali nate da quel pensiero, non perché non apprezziamo lo spirito di abnegazione di chi, anche eccezionalmente, pur tra le pieghe dell’istituzione ha dimostrato che si può fare, ma perché ogni carrozzone istituzionale, in una relazionalità fittiziamente libertaria ma realmente e oggettivamente autoritaria, di Potere e in una logica delle Utilità, impedisce e inibisce a tal punto la possibilità di uno sguardo diverso fino a trasformare quelle pieghe istituzionali in vero e proprio cappio al collo della gente.
Immediati difensori: era meglio prima? Era meglio il Manicomio? La retorica del confronto è solo retorica istituzionale: è impossibile il confronto quando manca il mezzo del confronto. Chi era dentro il manicomio poteva meglio accorgersi di cosa gli stavano facendo. Ma anche quella comprensione era da trattare perché dichiarata non vera e sintomo della stessa malattia. Oggi per tanta gente cartellata in Salute Mentale è difficile accorgersi di cosa stanno loro facendo. Quando qualcuno se ne accorge può essere perfino troppo tardi. Anche per chi guarda di fuori è oggi più difficile, anche se non impossibile, accorgersi di cosa sta avvenendo nell’attuale manicomializzazione. Quando qualcuno se ne accorge, quelli sono segni di incompatibilità. Segni di una diversa malattia.
Eccezionali e sparute esperienze se dimostrano che si può fare e se dimostrano che la libertà può essere terapeutica, dimostrano pure che l’autoritarismo dell’istituzione della Salute Mentale è l’attuale cronicizzata malattia; dimostrano pure che lì dove il Manicomio rinchiudeva la Salute Mentale esclude. Una solo diversa forma di reclusione.
Esperienze come quelle del Freedom Center e del The Icarus Project dimostrano non solo l’importanza dell’attualità di uno sguardo diverso alla follia ma che si può sempre fare, ma questa volta in modo diverso.
The Icarus Project è una web-community, una rete di supporto di gruppi locali, ed un progetto mediatico creato dalle e per le persone che devono fare i conti con il disturbo bipolare e altre doti scomode comunemente etichettate come “malattie mentali.” The Icarus Project sta creando una cultura e una lingua nuove che sono in risonanza con le nostre effettive esperienze della follia, anziché tentare di incastrare le nostre vite in schemi convenzionali.
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COS'È "THE ICARUS PROJECT"