mercoledì 28 luglio 2010

RISORGE IL MANICOMIO PISANI DI PALERMO

PER UNA VITA SENZA MANICOMI


PER UNA VITA SENZA CARCERI


PER UNA VITA SENZA MANICOMI CRIMINALI


Già dall’inizio dell’anno i morti delle patrie galere sono 39.



Queste stesse carceri domani saranno eretti a monumenti d’arte.



Ciò richiede una distruzione urgente e preventiva



che guardi non alle Utilità dello Stato



ma alle inutilità della vita.

«SI PUÒ RAGIONEVOLMENTE AFFERMARE»

In una logica delle Utilità mai sovvertita

in una relazionalità di dominio mai dismessa

risorge il Manicomio Pisani di Palermo

Arrotolato a palla nudo in mezzo al corridoio era una specie di pezzo di legno con le spalle al muro la testa fra le gambe le mani sulla nuca e i coglioni piagati sul pavimento mentre su esso, inanimato, s’arrotolava e s’arrovellava la mente mia in una faccia sconvolta che niente mostrava di una scientifica osservazione né del mondo né della natura né della follia. Quella scienza che nel Manicomio vedeva e approntava tutto un utero. Quella scienza, e lui era scienziato della mente, che attraverso quell’omino si stava ponendo delle domande con le stesse risposte. In fondo. Fino all’utero. Mentre nella dotta disquisizione ci eravamo avvicinati a quel residuo d’essere umano, il fetore che emanava non si distingueva dal lezzo ambientale mentre meglio riuscivo a vederne l’anatomia ormai all’essenziale: mani lunghe affusolate in lunghe dita marroncino scuro bruciacchiato di mozziconi raccolti e rubati a coltellate terminanti con unghia secolari. Pelle di uno scuro indefinito colore variamente maculata. Gambe scarne piegate su se stesse finenti sul due residuati piedi neri come pece che sfilavano verso dita sormontate da artigli curvanti sotto il rispettivo dito del rispettivo piede. Una parola ch’è rimasta vuota, dimentichi ch’è stata piena di corpi e di vite umane, e vuota rimane. Che significa niente, il vuoto più vuoto, il non senso, se non ci si coinvolge in quelle mura, se non si degusta sorso dopo sorso ogni rivolo di sudore, merda, sangue e piscio, se non s’assaggiano le lacrime raccolte dai volti piagati d’un’umanità ferita. È meglio che se ne parli come d’opera d’arte, come monumento storico. Peccato che i monumenti siano eretti ai caduti in guerra dalle stesse mani che quei caduti hanno messo a terra. Tutto richiama, in uno straziante invito continuo, all’etica e all’estetica della distruzione necessaria. Tutto più che mai oggi riporta alla comprensione che niente, proprio niente, c’è da conservare. (Leggi)

sabato 17 luglio 2010

«CATTIVA PSICHIATRIA»

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Se sopravvive, non è detto che “l’utente” abbia sempre una chiara consapevolezza di cosa sia successo a lui e a lui nell’Istituzione. Che questa Istituzione sia quella del lettino privato, dell’ambulatorio o del repertino pubblico, le cose non sempre cambiano più di tanto. Niente sapeva della Psichiatria e dell’istituzione della Salute Mentale qualche tempo prima, niente, a maggior ragione, potrebbe sapere ora che, rimasto preso in qualcosa che lui stesso non si spiega, che nessuno sa spiegargli, è sempre ben disposto, sentendosi nelle mani altrui, a perdonare allo psichiatra ogni leggerezza, ogni ignoranza eretta a presunzione, ogni arbitraria interpretazione, ogni cecità, ogni cinismo, ogni mancanza di risorse che non riesce a percepire, ogni complice spavalderia che copre il cinismo istituzionale e il sabotaggio di ogni buona pratica. Eppure è sempre questo “utente”, pur nella attanagliante confusione, a raccontarci cosa ancora oggi è l’istituzione della Salute Mentale. Qualche volta non è rimasto solo. Il suo racconto è stato chiarificato e accompagnato da quello di chi, volendo guardare le problematiche del Disagio Relazionale con occhio diverso, ha saputo inoltrarsi oltre l’immediatezza percepita dalla “utenza” per spingersi fin dentro i segreti del laboratorio. Questo in ogni caso è un contributo importante. Più importante se si portasse più in fondo alle viscere dell’Istituzione, oltre una battitura superficiale che sfiora solo la polvere.
Quando Migone parla di una “cattiva psichiatria” si riferisce non alla istituzione della Salute Mentale ma alla Psichiatria medica; quindi critica non una forma di organizzazione istituzionale della Psichiatria e la relazionalità su cui questa si fonda ma una scienza e una tecnica di intervento terapeutico.
Della Psichiatria medica descrive il comportamento autoritario fino a parlare di “cattiva psichiatria”, “malpractice”, di “abuso”, di “maltrattamenti”, di psicofarmaci prescritti senza alcun criterio scientifico, di mancanza di una cultura psichiatrica, di psichiatri come stregoni. E ancora di mistificazioni propagandate dalle case farmaceutiche guidate non certo da spirito di carità e di umanità ma dalla logica delle Utilità. Non nega la sofferenza delle persone con Disagio Relazionale per prendersi cura delle quali propone una relazionalità empatica, la possibilità di progetti per una graduale sospensione dello psicofarmaco, le potenzialità della terapia della parola, della psicoterapia.
«La psicoterapia non è affatto un intervento “tecnologico”, ma “umano”, misurabile in ore di lavoro da remunerare.»
L’Istituzione è scomparsa? No; non è facile sputare l’Istituzione dalle vene anche se non è impossibile. Questa si ripresenta nei suoi nascondimenti e perfino nel suo quasi timido affacciarsi sotto forma di un sorriso “umano” da misurare in ore di lavoro e in tintinnante denaro. Si affaccia a dichiarare l’appartenenza di Paolo Migone alla casta di psichiatri e di informatori scientifici che avrebbe voluto aspramente criticare e alla stessa logica autoritaria e delle Utilità. E l’istituzione della Salute Mentale? Per questa una diagnosi si dimostra impossibile anche per uno psicoterapeuta raffinato. Nemmeno Migone sembra accorgersi che la relazionalità empatica non è coniugabile con la relazionalità di potere che, da sempre, fonda ogni forma di Psichiatria e in particolare ogni “cattiva psichiatria” e che ogni forzatura in tale impossibile connubio ad altro non contribuisce che a fondare direttamente l’Istituzione del Male Mentale. Che poi una persona in condizioni di Disagio Relazionale riesca a trarre aiuto è qualche volta possibile ma tra gli incidenti di percorso.
Il sangue che scorre ad alimentare gli interventi “umani” della Psichiatria sembra muoversi nella stessa logica di un fiume di denaro. Indifferentemente dove si prescrivono psicofarmaci e dove si prescrive psicoterapia. Di questo fiume fa parte la carità pelosa delle case farmaceutiche. Quelli che per altre specialità mediche sono progressi per la Psichiatria sono “cattiva psichiatria”. Questo ce lo racconta non il Migone comico di Zelig ma Paolo Migone psichiatra, psicoanalista e docente universitario italiano.

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CATTIVA PSICHIATRIA di PAOLO MIGONE


venerdì 2 luglio 2010

SPACCIATORI DI CARITÀ PELOSA



DEPRESSIONE?

NON FARTELA PRENDERE


LA DEPRESSIONE È UNA BRUTTA BESTIA

MALATTIA O NON MALATTIA



SE TI PRENDE



C’È SEMPRE QUALCUNO PRONTO A CURARTELA.



È UNA FORTUNA



SE LA SCELTA RIMANE TRA



IL PRENDERSI CURA DELLA PERSONA



IN UNA RELAZIONALITÀ EMPATICA E INUTILE


E

LO SPACCIO DI CARITÀ PELOSA A CARO PREZZO.



IL FATTO È CHE



IN UNA RELAZIONE DI POTERE

IN UNA RELAZIONE UTILE

IN UNA RELAZIONE AUTORITARIA



NON C’È SCELTA.

CERCARE E TROVARE

PER UNA LIBERA SCELTA.




Vede solo chi vuole sa e può.


ELI LILLY

INDUSTRIE FARMACEUTICHE

MATERIE PRIME PER

L'INDUSTRIA CHIMICA E FARMACEUTICA

http://www.lilly.it/

Eli Lilly Italia S.p.A. gruppo ELI LILLY

(Produzione prodotti farmaceutici, biologici e veterinari)

Lilly Italia è un’affiliata della multinazionale americana Eli Lilly and Company di Indianapolis (U.S.A.), che si colloca tra le prime società farmaceutiche mondiali.

Multinazionale farmaceutica di origine statunitense fondata nel 1876 dall'omonimo colonnello farmacista americano. L'anno 1988, lancia il Prozac un antidepressivo tra i più venduti nel suo campo. Vende Ziprexa, un antipsicotico e il Cymbalta un antidepressivo.

Sede Legale - Amministrativa e Stabilimento: Via Gramsci, 731/733 - 50019 Sesto Fiorentino (Fi)

Tel. 055 42571

Fax 055 4257707

Prendere l´Autostrada A1 direzione Milano ed uscire ad Aeroporto Peretola (Autostrada A11, direzione Firenze).

Proseguire per 4km circa ed uscire in Viale XI Agosto.

Percorrere tutto Viale XI Agosto fino ad incrocio con Via Sestese.

All´incrocio, svoltare a sinistra e proseguire per circa 1mk: dopo la rotonda si entra in Sesto Fiorentino e sulla strada si trova la Lilly.

ELI LILLY - Nello spaccio di carità pelosa