mercoledì 18 novembre 2009

VITA O ISTITUZIONE


L’Istituzione distrattamente manda al macero carne umana. Ne uccide da andare fuori d’ogni calcolo. È così che tanti diventano uccisori. Certamente saranno pochi. Non certo per generalizzata follia o ingannevole ideologia. È così che lo Stato terrorizza i pochi per indurre i cercatori di verità a restare nei ranghi. Cosa che fanno volentieri.
@@@@@@
@@@
@

Vita o Istituzione. Non c’è scelta. Mastrogiovanni, Cucchi, Aldrovandi uccisi dallo Stato. L’Istituzione continua ad uccidere dopo avere massacrato. Nessuna differenza. Legacci agli arti nel Trattamento Sanitario Obbligatorio della Salute Mentale. Legacci agli arti nelle celle dell’Istituzione Carceraria. Massacrati da istituzioni diverse di un unico Stato. Massacrati da una promessa di cura e di libertà. Gli amanti della “verità”, oltre quella verità le cui grida rimangono senza suono oltre le loro orecchie cuori e portafogli, hanno scelto l’Istituzione. Noi rimaniamo incompatibili con qualsiasi verità di Stato.
Istituzione della Salute Mentale e Istituzione Carceraria. Due storiche sorelle di Stato. Più o meno totali. Sicuramente e indifferentemente autoritarie. Cinicamente mortali. Indipendentemente da quanti ne uccidono al giorno; da quanti ne massacrano attraverso l’ideologia della pena e l’ideologia della terapia. L’Istituzione fa il suo mestiere con ognuno di noi, indistintamente con gli esclusi. I cacainchiostro di regime che mestiere fanno? E gli amanti della “verità” al di là di ogni accecante verità? Li stanno uccidendo un’altra volta ancora.

venerdì 6 novembre 2009

AD ALDA MERINI

CI VOGLIAMO DIMETTERE DALLA VITA
O
VOGLIAMO DIMETTERE LORO?
LA SCELTA NON È PIÙ RINVIABILE!!!
@@@@@@@@
@@@@@@
@@@
@@
@
NOI CE LA VOGLIAMO FARE

Ad Alda. Dalla vergogna della Psichiatria agli onori della poesia. Non tutti ce l’hanno fatta dopo lunghi anni di Manicomio. Se lei ce l’ha fatta, vuol dire che anche oggi, chiunque, finito per un qualche motivo in Salute Mentale, per una qualche via può farcela? Qualche volta sì; molto spesso, ancora oggi, lascia la pelle sotto più pesanti pietre. La Merini attraverso la sua poesia al di là del suo dolore ha cantato l’attualità di questo pericolo. Eppure è proprio in quella perdita che Alda ha vinto comunque: nella promozione di una relazionalità empatica lì dove lo Stato attraverso i suoi Manicomi promuoveva una relazionalità autoritaria e di dominio chiamata “terapia” fino alla morte. Un esempio per chi decide di volercela fare.

Lietta cara
ricorda
c’è un inverno
fedele
caro solo ai poeti
l’inverno della loro follia
che
toccò anche tuo padre
vecchi entrambi
e
saccenti
dolenti per amore
non abbiamo rinchiuso
i nostri usci ardenti
che
continuano a dare
fiori di eccelse pietre.

(Poesia di Alda Merini dedicata a Lietta Manganelli)