mercoledì 21 ottobre 2009

DA NOI STESSI

TRA I LAGER NAZIFASCISTI
E
I LAGER DI STATO ATTUALI
CONTRO GLI IMMIGRATI
IL FILO DELLA DITTATURA È UNICO.
QUESTO FILO OGGI SI CHIAMA "DEMOCRAZIA".
LA LOTTA CONTRO LA LOGICA DELLE UTILITÀ
È
LOTTA DI DIGNITÀ E LIBERTÀ DELL'INDIVIDUO
CONTRO I PADRONI DEL PIANETA


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AUTO-MUTUO-AIUTO

Una Nicchia Ecologico Sociale Olistica

«Il movimento dell'auto-aiuto psichiatrico continua a crescere. La pubblicazione di ON OUR OWN in italiano dimostra il crescente interesse su quanto hanno da dire coloro cui è stata attribuita un'etichetta psichiatrica, sul sistema della salute mentale, sulle pratiche della psichiatria, sui tipi di servizi alternativi che ci siamo andati costruendo da soli.
Sebbene il libro faccia riferimento solo ai modelli statunitense e canadese, mi auguro che possa essere utile per gli italiani, pazienti, expazienti, operatori del settore psichiatrico e cittadini interessati al problema, mentre si avviano verso la costituzione di un movimento di autoaiuto esclusivamente italiano. È stato stimolante vedere, negli ultimi anni, quanti paesi abbiano dato vita ad outo-oganizzazioni di pazienti ed expazienti, e come tali organizzazioni, a dispetto di differenze specifiche locali, si siano sviluppate secondo prospettive essenzialmente simili. (...) Attraverso l'oceano, invio i miei migliori auguri all'Italia e spero che le vostre organizzazioni e programmi possano espandersi e prosperare.
» (Dalla prefazione all'edizione italiana di Judy Chamberlin.)
Niente, nel racconto di Judy, esclude che, pur in un’esperienza di auto-mutuo-aiuto, una persona possa avere bisogno di accedere ad un’esperienza di tipo medico o psicologico, ma niente obbliga a che la relazionalità medico-persona debba essere di tipo autoritario, in una logica istituzionale e delle Utilità.
(Leggi)

martedì 20 ottobre 2009

STORIA DI ARIANNA


IL DOTT. X

«Bisogna fare braccio di ferro con la paziente e qui comando io»



Arianna con la sua storia racconta, non una situazione eccezionale, ma la storia di tante altre persone diagnosticate dalla Salute Mentale. Il pericolo, dopo il danno, la beffa della “cura” e l’impossibilità di ogni umana difesa, è che tutto resti “come se nulla fosse accaduto”. I democratici di Stato vorrebbero sentire le due campane? Sì; soppiantandone direttamente una. Noi democratici non siamo. Tra la Salute Mentale e le persone da questa diagnosticate, prima di tutto, rimaniamo dalla parte degli esclusi. Fino a prova contraria.
Arianna è il nome con cui firma il racconto della sua dolorosa esperienza. Non fa nomi di medici né di strutture di ricovero. Questo la dice lunga sul potere che ha l’Istituzione del Male Mentale sugli individui: si può parlare dell’Istituzione solo se la si vuole incensare per averne ricevuto, cosa improbabile, enormi benefici. Se se ne volesse anche solamente parlare, con nome, cognome e indirizzo in relazione a tutti i suoi misfatti, oltre al ricatto, alla denuncia, alla persecuzione, oggi sarebbe una perdita ancora prima della denuncia. Gli psichiatri che l’hanno avuta in “terapia” portano allora un volto unico, quello del “Dott. X”.
Nei confronti del potere noi non possiamo vincere, ma non vogliamo nemmeno convincere utilizzando le stesse armi dello stesso potere né vogliamo nemmeno con-vincere vincendo assieme al potere che, alla prima occasione, ci presenta il conto. Che poi, nel tentativo di interrompere la repressione mortale in atto, la persona, tecnicamente e programmaticamente spinta a rivolgersi ai tribunali, perché tanto loro paura non ne hanno, cerchi una qualche difesa, è nella realtà dei fatti della comune umanità nei confronti del dominio. «Chi ne è responsabile ancora si sente sicuro di sé e del suo operato al punto di provocarmi invitandomi a denunciarlo.»
La nostra vittoria è un’altra cosa. È proprio da quella perdita che l’individuo può trovare la forza della rinascita nella riconquista della dignità, della libertà, della salute, della gioia di vivere contro ogni relazionalità autoritaria e nella pratica e promozione della relazionalità empatica e antiautoritaria.


- Il Dott. X

- Storia di Arianna su "L'INCOMPATIBILE"

Redazione del "Progetto Contraria-Mente"



giovedì 15 ottobre 2009

I BASAGLIATI



I BASAGLIATI

Percorsi di libertà

a cura di
Paolo Lupattelli



Ed. Crace, Perugia, agosto 2009


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Il metodo istituzionale del quale la 180 è espressione e che ha promesso salute nelle nuove istituzioni della Salute Mentale
- oltre ad essere stato ben lontano sia dalla salute promessa e dalla tutela della salute mentale
- oltre ad aver distrutto le enormi risorse libertarie nate e sviluppatesi nel corso delle lotte rivolte anche contro la Psichiatria manicomiale
- nel tempo ha anche annichilito il potenziale emancipativo scaturente anche dagli aspetti tecnici e metodologici delle buone pratiche nel tempo acquisite
- ha distrutto la possibilità di ogni motivazione ad uno sguardo diverso alle problematiche del Disagio Relazionale
- ha mobbizzato, violentato e represso tutti quegli operatori che hanno rifiutato le logiche manicomiali riprodotte nella Salute Mentale
- ha continuato a lasciare morire persone in regime di TSO legate e abbandonate nei letti degli ospedali della Salute Mentale e della nuova Psichiatria.
Se abbiamo imparato, non in quanto istituzione ma in quanto individui, a guardare alle problematiche del Disagio Relazionale con uno sguardo diverso, sapremo guardare allo stesso modo questo libro e quello che i loro autori scrupolosamente evitano di dirci, non certo perché non si tratta di brava gente, ma proprio per un fatto essenziale e molto elementare: sulla bontà dell’istituzione e della metodologia istituzionale niente hanno più da dirci al di là di quello che per trent’anni ci hanno detto senza riuscire a convincere né noi né quelli che sui letti della Salute Mentale hanno trascorso i momenti più brutti della loro vita né quelli che su quei letti hanno lasciato la pelle. Lo sapremo leggere con uno sguardo che ci deve portare al di là della Psichiatria, al di là dell’Anti-psichiatria ma anche al di là della logica del potere e delle Utilità che “I Basagliati” ritornano a proporre ancora oggi.



martedì 6 ottobre 2009

LETENOX. UNA BUFALA?




UN NUOVO SONNIFERO


«La pillola misteriosa»


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Al di là del Letenox i sonniferi contro la guerra sociale sono proprio tanti. Per la pace sociale ognuno fa come può. Fino al punto da denunciare, chiedendo credibilità, che un regime possa imbavagliare la propria stessa stampa.
Nello stesso giorno in cui tutti i “Noi sottoscritti” se ne vanno a Roma a manifestare contro il caduto a ciel sereno imbavagliamento della stampa da parte del metodo berlusconiano sospettato, sempre a ciel sereno, di dittatura, il rivoluzionario “il Fatto Quotidiano” va a pubblicare la bufala di una bufala: l’arrivo in produzione del “Letenox” un nuovo psicofarmaco che fa dimenticare. Certo, si tratta di una “pillola misteriosa”. Come la giornalista credeva di aver capito, non uno psicofarmaco che rimuove i traumi, irremovibili in quanto già dati, ma, almeno, il ricordo, la memoria di quei traumi come precisa e approfondisce lo psicoanalista Luigi Zoja con maggiore precisione di sperticamento professionale che va dalla tragedia greca ai persiani e perfino al divieto di sposarsi per le vedove. Uno psicofarmaco che “può fare reset nella mente”. E che c’è di meglio, in una situazione dove il regime e i suoi leccaculo più o meno recalcitranti tragedie, stragi e sangue da fare dimenticare ne hanno veramente tante. Immediato, sempre su Internet - e chissà che non sia un’altra bufala! - il chiarimento: si tratta di uno spot che pubblicizza una merce esistente attraverso un’altra inesistente, nel caso uno psicofarmaco resettante la mente assunto da “il Fatto Quotidiano” prim’ancora che uscisse nelle farmacie fino al punto d’avergli fatto dimenticare di quanto questa bella trovata di Internet sia la bufala delle bufale perfino per gli esperti del mestiere giornalistico. Ma cosa volete che sia per la mano di questi rivoluzionari armata di Internet e della bufala della tanto osannata democrazia.
Ma giusto giusto quel giorno del 3 ottobre 2009? Ce n’erano tanti psicofarmaci e tanti modi di mostrare come si conducono i sudditi all’oblio e attraverso i quali avrebbero potuto dare ancora mostra, se non altro, di un fittizio giornalismo libero?!? Giusto giusto quello psicofarmaco inesistente dovevano andare a pescare una giornalista che, come il diavolo con l’acqua santa, vuole sposare la Scienza con la Psiche e uno psicanalista con la fregola di occupare, anche solo per tempo del marcire d’un giornale, le scene da prima donna? Eppure, quella invece è proprio una bella notizia. Ma il problema sta veramente nel capire se il “Letenox” sia uno psicofarmaco nuovo o meno, autentico o bufala? Cosa ce ne può mai interessare se mentre discutiamo su una pillola misteriosa già per la giornalista quello che quell’articolo, andando al di là della sua più o meno supposta bufalità, ci viene a raccontare è ciò che succede non solo per un numero abnorme di psicofarmaci ma anche per una vera e propria mala e istituzionalizzata costumanza sociale all’oblio? Se non sarà il “Letenox” ad arrivare ne sono arrivati tanti altri e ne arriveranno altri ancora nelle farmacie e nei servizi della Salute Mentale. L’hanno chiamato come l’hanno voluto chiamare e li chiameranno ancora come e quando vorranno in una messaggistica esplicita o subliminale e a promozione di una merce che non ha prezzo: la produzione di pace sociale. Ma allora un fatto c’è e va al di là della notizia d’un giorno: produrre impunemente sonniferi per dimenticare anche la sola speranza della guerra sociale e necessari per spacciare a caro prezzo la pace sociale della sanguinaria democrazia. Un fatto che ci vorrà ritrovare ancora incapaci di alzare un dito al di là di una pagina come quella che il giornale “il Fatto Quotidiano” ha dedicato, pur involontariamente, all’argomento? Fino a quando la solo speculare arroganza di potere non deciderà di far saltare anche a loro quel solo tentato dito. Allora stiamo parlando di un altro fatto e non certo di quello che compri al mattino e cestini la sera soddisfatto dall’illusione che almeno qualcuno che la sa troppo lunga la rivoluzione la sta facendo se non altro telematicamente: il primo e peggiore bavaglio della stampa e, prima ancora, del libero pensiero. Solo il bavaglio di un colore diverso, un bavaglio nero a pois grigi.
Quell’articolo allora è un bell’articolo solo se noi volessimo portarlo al di là da dove una giornalista e uno psicoanalista avrebbero voluto condurlo.