venerdì 1 febbraio 2008

L'INCOMPATIBILE

A-periodico di critica all'istituzione psichiatrica
CHI SIAMO


… siamo gli Alda Merini, i Freidrich Hölderlin,
gli Antoine Artaud, i Vincent Van Goch,
gli Umberto Saba, i Bacon, i Noel, i Di Girolamo,
gli Ingrassia, i Lo Piccolo, i Giammanco, i La Mantia,
siamo questi e tanti altri ancora
con gli occhi puntati
a scrutare dentro i vostri manicomi,
manicomi criminali,
dentro le vostre nuove carceri,
dentro i vostri nuovi democratici manicomi
diffusi sul territorio e,
da voi riformatori non meno che da voi reazionari, amorevolmente impiantati
fin dentro le case delle famiglie… ricattate
prima dalla bestialità della sofferenza,
poi dall’istituzione e dalla politica di Stato
il cui perpetuarsi
si fonda sulla sofferenza dell’umanità intera.

Siamo
quelli che vogliono darsi il fastidio del vivere e
non ci accontentiamo di esistere,
in questo continuo teatro della crudeltà
dove dalla nostra sofferenza
avete tratto alimento per i vostri portafogli,
sostanze al vostro dominio,
giustificazione al vostro autoritarismo.
Avete ancora squartato noi già scissi,
in malattia e non malattia,
ci avete diagnosticato malati mentre
ci negate tutti i giorni,
sia come malati che come persone,
nei vostri nuovi manicomi
trasformati in saloni della festa del fittizio.
Siamo solo gli incompatibili di sempre,
da voi stigmatizzati con una diagnosi che
voi chiamate medica e che
noi troviamo di nessun fondamento e di potere.
Siamo quelli che non scinderete più in malati e sani.
Siamo solo folli e per questo incompatibili.
Siamo solo incompatibili e per questo folli.
Siamo ancora quelli che,
dal nostro arrivo sul pianeta Terra,
rimosso il seme doloroso dell’origine nostra,
rimangono in attesa
che la scienza ci venga finalmente a dire
quale sarebbe la nostra malattia e
quale la sua cura.
Siamo questo e tant’altro ancora.
Siamo quelli che per rimanere
persone tra persone
preferiamo la relazione empatica alla relazione di potere, l’autogestione della relazione
all’autoritarismo della psichiatria di sempre…
rimanendo aggrappati proprio allo
“stato dell’arte” e della conoscenza ma
sapendocene anche distaccare
quando
“lo stato dell’arte” è solo lo stato del dominio…


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