Genere: scienze
Argomento: psichiatria
Collana: Le esche
Pagine: 160
Data pubblicazione: 2000, Roma
C’è da chiedersi allora: da che cosa lo psichiatra trae il suo autoritarismo nell’imporre modelli, metodi, terapie, progetti terapeutici, progetti riabilitativi su tutti gli altri, pazienti, famiglie, altri operatori sanitari, quando, rispetto a quella condizione, che la medicina ha accettato venisse definita “malattia mentale”, la stessa psichiatria ha rifiutato ufficialmente di provare o proporre una qualche teorizzazione; quando la stessa psichiatria ha accantonato anche le numerose teorizzazioni precedenti il DSM-IV?
Pur in un tal tipo d’istituzione psichiatrica, al suo interno c’è un’ampia base di medici psichiatri, e altri operatori sanitari e non, più umanamente e sinceramente aderenti ad una prospettiva che vuole vedere la persona in condizioni di Disagio Relazionale con un occhio diverso da quello psichiatrico.
Ecco perché è fondamentale che la critica all’istituzione psichiatrica in vista di una sua radicale e definitiva distruzione debba considerare il coordinamento tra l’interno e l’esterno dell’istituzione della Salute Mentale e il coordinamento della lotta alla psichiatria con il resto del movimento delle lotte sociali.
Furio Di Paola va letto, in quanto sugli aspetti scientifici attuali ha un impatto equivalente a quello che aveva avuto Thomas Stephen Szasz, Professore Emeritus di Psichiatria, con Il mito della malattia mentale. Certo con qualche pericolo, perché Di Paola prende in analisi tutti quegli aspetti che portano a sostenere che le conclusioni della psichiatria sono da ritenere scientifiche. Se già uno psichiatra vive normalmente l’ansia della propria legittimazione, dopo aver letto L’istituzione del male mentale, cosa fa? Se intanto è importante sapere che non possiamo contare sulla basi scientifiche della psichiatria, per capire come possiamo esserci di reciproco aiuto, di mutuo appoggio in condizioni di Disagio Relazionale… dobbiamo riprendere tutto sempre da capo.