giovedì 15 gennaio 2009

PAZIENTE CITTADINO RIBELLE






In un’intervista ad Antonucci su Nautilus il diritto di decidere al Cittadino riconosciuto dai Diritti Umani. C’è bisogno a dirlo? La Chiesa di Scientology si muove nella stessa logica di potere che ha governato l’Istituzione Psichiatrica. Non sempre una diversa coscienza trova la sua occasione in una coscienza diversa. L’attualità del processo di psichiatrizzazione ci chiede una decisone, libera per carità, tra la logica di potere del Diritto del Cittadino e l’antiautoritarismo dell’autogestione delle lotte. Il Diritto ha accompagnato e sostenuto tutte le Psichiatrie tra la pratica del calcolo e l’incompatibile relazionalità empatica. Se ciò che mi fa vivere mi fa anche morire è diverso l’uso della sostanza in una logica di potere dal suo uso all’interno di una relazionalità empatica antiautoritaria. Sia dentro che al di fuori dell’Istituzione, le sostanze psicoattive della categoria psicofarmaci vengono usati generalmente più che in una prospettiva di liberazione e di emancipazione nella libertà dell’individuo in maniera oppressiva, ostacolando così, fino ad inibire totalmente, la funzione positiva e benefica che una sostanza psicotropa può avere. Anche, e soprattutto, al di fuori dell’istituzione propriamente detta, lì dove è minore il suo controllo diretto e dove il Cittadino sembra potere decidere ma anche decidere liberamente come partecipare dell’autocura e dell’autoguarigione e può accedere più facilmente alla sostanza, gli psicofarmaci svolgono un’azione repressiva attraverso un mercato sempre più in espansione. Un’azione subdola ed estesa, tesa col suo controllo a conformare gli individui agli aspetti più mortali dell’ambiente, all’Economia, alla Politica, alle utilità, fino a portare alla conclusione, funzionale al potere, che la “devianza”, la “malattia”, il cattivo e mal funzionamento della nostra personalità abbiano a che vedere e dipendono totalmente da come noi siamo fatti intimamente, tagliando, di fatto, ogni loro rapporto con la relazionalità che manteniamo con il nostro ambiente; che non dipendano tanto da una reazione ad una pressione ambientale intollerabile e che devono essere considerati e curati come sintomo dei nostri fattori “interni”. Anche lì dove una relazione tra noi e l’ambiente è teorizzata, sia all’interno che all’esterno dell’Istituzione, la sostanza continua ad essere utilizzata come strumento di controllo sociale. Anzi una tale interpretazione ha allegerito le Psichiatrie e gli psichiatri di tanta responsabilità. Oggi lo psichiatra dice: io sono un medico, mi trovo di fronte ad una “malattia”, mi occupo della cura e terapia della malattia; degli aspetti sociali della “malattia” se ne deve occupare la politica e lo Stato. Anzi, proprio perché né la politica né lo Stato se ne occupano a partire dall’odierna epistemologia e dalle odierne conoscenze, io, da solo, più di quanto faccio non posso fare. Un tale controllo, le cui implicazioni non sono oggetto di trattazione nelle presenti note, è realizzato essenzialmente anche grazie al Diritto del Cittadino, alla decisione del Cittadino. Fino ad oggi è il diritto che governa le Psichiatrie e il Dipartimento. Altra cosa è la sostanza psicoattiva in un progetto autogestionario di distruzione della relazionalità di potere in tutti i suoi oggetti e in tutte le sue realizzazioni, Diritto compreso. Antonucci in un’intervista su Nautilus pone al centro delle problematiche anti-psichiatriche il Cittadino a cui i Diritti Umani hanno concesso la facoltà di decidere. Quello che la Medicina e le Psichiatrie dipartimentali chiamano “consenso informato”. Con Antonucci le Psichiatrie e l’Anti-psichiatria s’incontrano nel consenso informato. Al di là di una critica in camicia di forza. Al di là di un’Anti-psichiatria residua un movimento in una prospettiva autonoma, antiautoritaria, autogestionaria delle lotte. La relazione empatica nella sua inutilità è immediata distruzione della relazione di potere e di dominio a partire dal dominio del Diritto.

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