sabato 17 luglio 2010

«CATTIVA PSICHIATRIA»

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Se sopravvive, non è detto che “l’utente” abbia sempre una chiara consapevolezza di cosa sia successo a lui e a lui nell’Istituzione. Che questa Istituzione sia quella del lettino privato, dell’ambulatorio o del repertino pubblico, le cose non sempre cambiano più di tanto. Niente sapeva della Psichiatria e dell’istituzione della Salute Mentale qualche tempo prima, niente, a maggior ragione, potrebbe sapere ora che, rimasto preso in qualcosa che lui stesso non si spiega, che nessuno sa spiegargli, è sempre ben disposto, sentendosi nelle mani altrui, a perdonare allo psichiatra ogni leggerezza, ogni ignoranza eretta a presunzione, ogni arbitraria interpretazione, ogni cecità, ogni cinismo, ogni mancanza di risorse che non riesce a percepire, ogni complice spavalderia che copre il cinismo istituzionale e il sabotaggio di ogni buona pratica. Eppure è sempre questo “utente”, pur nella attanagliante confusione, a raccontarci cosa ancora oggi è l’istituzione della Salute Mentale. Qualche volta non è rimasto solo. Il suo racconto è stato chiarificato e accompagnato da quello di chi, volendo guardare le problematiche del Disagio Relazionale con occhio diverso, ha saputo inoltrarsi oltre l’immediatezza percepita dalla “utenza” per spingersi fin dentro i segreti del laboratorio. Questo in ogni caso è un contributo importante. Più importante se si portasse più in fondo alle viscere dell’Istituzione, oltre una battitura superficiale che sfiora solo la polvere.
Quando Migone parla di una “cattiva psichiatria” si riferisce non alla istituzione della Salute Mentale ma alla Psichiatria medica; quindi critica non una forma di organizzazione istituzionale della Psichiatria e la relazionalità su cui questa si fonda ma una scienza e una tecnica di intervento terapeutico.
Della Psichiatria medica descrive il comportamento autoritario fino a parlare di “cattiva psichiatria”, “malpractice”, di “abuso”, di “maltrattamenti”, di psicofarmaci prescritti senza alcun criterio scientifico, di mancanza di una cultura psichiatrica, di psichiatri come stregoni. E ancora di mistificazioni propagandate dalle case farmaceutiche guidate non certo da spirito di carità e di umanità ma dalla logica delle Utilità. Non nega la sofferenza delle persone con Disagio Relazionale per prendersi cura delle quali propone una relazionalità empatica, la possibilità di progetti per una graduale sospensione dello psicofarmaco, le potenzialità della terapia della parola, della psicoterapia.
«La psicoterapia non è affatto un intervento “tecnologico”, ma “umano”, misurabile in ore di lavoro da remunerare.»
L’Istituzione è scomparsa? No; non è facile sputare l’Istituzione dalle vene anche se non è impossibile. Questa si ripresenta nei suoi nascondimenti e perfino nel suo quasi timido affacciarsi sotto forma di un sorriso “umano” da misurare in ore di lavoro e in tintinnante denaro. Si affaccia a dichiarare l’appartenenza di Paolo Migone alla casta di psichiatri e di informatori scientifici che avrebbe voluto aspramente criticare e alla stessa logica autoritaria e delle Utilità. E l’istituzione della Salute Mentale? Per questa una diagnosi si dimostra impossibile anche per uno psicoterapeuta raffinato. Nemmeno Migone sembra accorgersi che la relazionalità empatica non è coniugabile con la relazionalità di potere che, da sempre, fonda ogni forma di Psichiatria e in particolare ogni “cattiva psichiatria” e che ogni forzatura in tale impossibile connubio ad altro non contribuisce che a fondare direttamente l’Istituzione del Male Mentale. Che poi una persona in condizioni di Disagio Relazionale riesca a trarre aiuto è qualche volta possibile ma tra gli incidenti di percorso.
Il sangue che scorre ad alimentare gli interventi “umani” della Psichiatria sembra muoversi nella stessa logica di un fiume di denaro. Indifferentemente dove si prescrivono psicofarmaci e dove si prescrive psicoterapia. Di questo fiume fa parte la carità pelosa delle case farmaceutiche. Quelli che per altre specialità mediche sono progressi per la Psichiatria sono “cattiva psichiatria”. Questo ce lo racconta non il Migone comico di Zelig ma Paolo Migone psichiatra, psicoanalista e docente universitario italiano.

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CATTIVA PSICHIATRIA di PAOLO MIGONE


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