martedì 14 giugno 2011

TRASFORMAZIONI





RIMINI





GIORNATE DEL LIBERO PENSIERO





MAGGIO 2011





Un contributo alle “Giornate del Libero Pensiero” di Rimini, Maggio 2011. Un punto di vista trans-psichiatrico nella prospettiva dell’autogestione della propria salute. “Progetto Contraria-Mente” luogo dell’azione e dell’autogestione trans-psichiatrica informale. Da uno sguardo diverso sulla follia ad una relazionalità empatica tra individui in condizioni di Disagio Relazionale. Per una Comunità Terapeutica Autogestita Diffusa sul Territorio quale occasione di lotta intermedia. In un più ampio movimento di lotta di liberazione sociale. Nel pantano sconfinato delle Anti-psichiatrie l’autogestione della propria salute in un arcobaleno di istanze diverse e contrastanti. Nella prospettiva della ricerca di affinità. Alla base di un progetto comune è necessaria l’individuazione di un minimo comune denominatore dell’autogestione. Né l’istituzione né l’azione in una metodologia istituzionale possono avere a che fare con l’autogestione.




Stiamo allora parlando di qualcosa di non possibile nell’Istituzione; di qualcosa realizzabile ai margini dell’Istituzione, in un territorio altro. Stiamo pensando ad una impresa di confine che non può certamente avere come suo metodo quello istituzionale. Di qualcosa che nello stesso tempo considera due punti di vista del bisogno, quello di una lotta contro ogni forma di potere e di autoritarismo nella prospettiva dell’autonomia, dell’autogestione, dell’antiautoritarismo senza la quale né la libertà può essere terapeutica né la terapia può essere libertà e quello della lotta in vista di un aiuto, un sostegno, in solidarietà, quale possibilità di azione diretta, nei confronti della persona portatrice di Di.Re., della sua famiglia e della comunità di riferimento.




Il metodo istituzionale non si coniuga con la libertà. Va bene che “la libertà è terapeutica”, va bene che occorre uno sguardo diverso sulla follia ma tutto ciò di fatto non è sufficiente ad evitare che la metodologia della manicomializzazione si diffonda sul territorio. Perché non è vero che la libertà sia terapeutica o perché non sia necessario uno sguardo diverso sulla follia? Né l’una né l’altra delle ipotesi. Molto più semplicemente perché, affinché uno sguardo diverso sulla follia sia realmente possibile e affinché la libertà divenga concretamente terapeutica per la persona, occorre che ci si ponga in un metodo che a quelle finalità possa portare; che si ricorra a mezzi, strategie e relazionalità che a quel fine possano portare.







La Redazione




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