domenica 10 febbraio 2008

IL LIBRO NERO DELLA PSICOANALISI


sotto la direzione di Catherine Meyer
con Mikkel Borch-Jacobsen, Jean Cottraux,
Dider Pleud, Jacques Van Rillaer
Fazi Editore, Roma, 2006



INVITO ALLA LETTURA


È una cosa veramente curiosa. Non basta però che sia tale se non serve a meglio comprendere che cosa avviene nell’istituzione “Psi” nei confronti della quale poter prendere una posizione critica ad occhi aperti. Cose da incompatibili, certamente. Ed è per questo, se non altro per onorare se stesso, che “L’Incompatibile” ripropone l’invito alla lettura del “Libro” che esprime, in realtà solo parzialmente, la critica di tanti fior di incompatibili che hanno attraversato territori della variopinta chiesa psi. Tutti incompatibili titolati.
Quello che ogni Psi- oppone alle obiezioni, colte o ingenue che siano, di chi non è Psi-, è l’assenza d’un titolo: a che titolo lei parla di psi? Oppure: lei non è psi-, per cui non è autorizzato a parlare di psi-. La difesa della chiesa prima di tutto!
Cosa veramente buona e giusta: dove andrebbe a finire tutta la scienza e tutta la verità della Psi- se ognuno, senza titolo di psi- e senza autorizzazione potesse parlare di psi-? La cosa sarebbe risolvibile semplicemente mostrando la tessera, prima di parlare di psi-, da parte dei non psi… che la tessera non hanno. Ma alla casta questo non basta.
Cose da ridere? Veramente si… se non fosse che stiamo parlando di una più che violenta relazione di dominio e se non fosse che, oggi, la relazione di dominio, dove non è chiamata mafia, è come se non esistesse; come se fosse un’azione fraterna e solidale.
D’altra parte per poter parlare di Dio non tutti si sono fatti preti, anche se è solo il prete che può celebrare messa. Si vede che gli psi- sono più che preti.
L’Incompatibile con l’invito alla lettura de Il libro nero della psicoanalisi sta rispondendo al comandamento di tutti gli psi- dando la parola a loro stessi psi- solo attraverso qualche nota sparsa tratta dal volume. Ma la cosa rimane ugualmente di una qualche curiosità e perfino ridicola se non fosse che il comportamento, l’atteggiamento e tutto l’autoritarismo dell’istituzione Psi- pesasse, con la promessa della cura, molto più della stessa “malattia” sulla vita di tantissime persone. D’altra parte chi, per onestà, e di onesti ce n’è, quella promessa non può farla, andrà avanti mettendo prima di tutto la malattia e la sua inguaribilità.
Un aspetto di tale curiosità è che, a fronte di una infinita mole di contraddizioni, di manipolazioni, di ignoranza, di diverse teorie, di diverse conclusioni, rispetto a tutto il mondo psi-, a fronte delle aspre critiche reciprocamente rivoltisi da studiosi psi-, quando li vedi nei vari servizi dei Dipartimenti secernono sapienza: un comportamento di autosufficienza, da depositari di chissà quali profonde verità, di quale profondo sapere sulla mente umana; secernono baldanza, arroganza, presunzione, come fossero padroneggiatori di ogni situazione; trincerati dietro la porta di un sacro tempio, dietro una scrivania, dietro l’ignoranza eretta a sapienza, dietro l’ignoranza nel bisogno, nella buona fede, nella sofferenza di tante delle persone che loro stanno di fronte. Trincerati dietro una difesa assoluta di casta oggi ridotta ad un’amore coatto.
È già nella messa in scena di tutta questa baldanza, nella continua arroganza di un sapere che secerne da tutti i pori, è nelle parole non misurate di chi può, nell’esclusione e perfino nella repressione della relazione empatica che già vediamo e critichiamo la pratica di una relazione autoritaria e di dominio.
Da dove la prendono tutta la loro secreta baldanza, la loro purulenta certezza sulla materia, la loro tracotanza, la loro saccenteria, la loro pretesa superiorità alla quale la subalternità deve adeguarsi; da dove il loro imporre subalternità a tutto ciò che in qualche modo entra nel loro campo di dominio. Non è facile saperlo. Sicuramente non lo sappiamo noi. Sicuramente lo sanno meglio gli stessi psi- la cui narrazione critica può consentire ad ognuno di trarre proprie conclusioni e proprie posizioni.
Allora un invito ai lettori: lasciate perdere la chiacchiera di chi non ha la patente per criticare la universalmente criticata psi-; ascoltate e prestate attenzione a quanto tanti psi- non meno degli altri vi descrivono.

La Redazione




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