mercoledì 13 gennaio 2010

LA BIBBIA DELLA SALUTE MENTALE

LE UTILITÀ DELLO STIGMA

Un individuo, un universale, che in una dimensione di potere è definito “negro”, “nero” o comunque indicato per il colore della pelle finisce di essere un individuo, un universale e incomincia a vivere una condizione d’esclusione con tutto ciò che ne consegue. Un individuo, un universale, che in una dimensione di potere è definito folle si vedrà cambiato nei suoi connotati; quando è definito “pazzo” e “malato di mente”, con diagnosi e certificato, si vedrà avviato verso un processo di stigmatizzazione e di esclusione a vita. Attualmente il fenomeno della marchiatura stigmatizzante, in una dimensione di potere, caratterizzata da una forte relazionalità autoritaria e su l’autoritarismo fondata, agisce a più livelli della società e pienamente agisce su tutti quegli individui diagnosticati dalla Salute Mentale o che per qualche motivo abbiano varcato quella soglia. La stessa OMS si è premurata nel denunciare il peso dello stigma.
La nostra storia ha istituito una soglia superata la quale, inappellabilmente, sulla carne umana viene apposto un timbro, un marchio, un sigillo, un’etichetta, una diagnosi che avvia un processo di stigmatizzazione di cui l’unto difficilmente si potrà mai liberare.
Superata quella soglia l’Istituzione diagnostica, certifica, documenti alla mano. Superata quella soglia, la mia azione, la mia stessa vita, momento per momento, è dichiarata e squalificata ad atto di follia.
Quella garanzia perviene al comune intendimento come certificazione di follia con tutto ciò che quella diagnosi socialmente e culturalmente significa e comporta, carica com’è di secolari connotati negativi.Anche questa volta, anche quando stiamo considerando le critiche di alcuni psichiatri rivolte a quella comunemente definita come Bibbia del disagio mentale, delle quali ci dà occasione Delfina Rattazzi, non stiamo prestando giuramento a nessuna bandiera.

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