martedì 25 maggio 2010

FREEDOM CENTER

SI PUÒ FARE
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Si può fare. Oggi meglio e più di ieri. E ce ne vorrebbe minimo uno per ogni città. Gruppi di una più ampia Comunità Terapeutica Autogestita Diffusa sul Territorio. Una dimensione umana e relazionale senza spazio e senza tempo. Senza una stanzialità istituzionale dove non si entra non si rimane non si esce. Nell’unico movimento incompatibile con l’Istituzione, dove si incomincia ad uscire mentre ancora si sta entrando; dove si possa incominciare ad entrare mentre si sta già uscendo. Ciò dicendo sono lungi dal sottovalutare le difficoltà, per più di un motivo, del processo di “recovery” o di guarigione che dir si voglia ma, nello stesso tempo, sono ben consapevole non solo dell’Istituzione, della vecchia istituzionalizzazione e della novella istituzionalizzazione ma anche e principalmente degli enormi e non più recuperabili danni della metodologia istituzionale.
Freedom Center è un centro di libertà, un centro per la libertà, un centro libero. Cosa sia un centro che s’ispira alla libertà non è facile dirlo, specie dove al Regime s’inneggia come baluardo di libertà. Cos’è un centro che ha come proprio riferimento la filosofia della libertà, che coinvolge individui che vivono condizioni di Disagio Relazionale e perfino di Grave Disturbo Relazionale ce lo raccontano gli attivisti di uno di questi centri.
Al di là delle personali scelte politiche o religiose delle persone, gli attivisti del Freedom Center sembra condividano alcuni elementi d’affinità. Queste riguardano il metodo di lotta diretta contro l’Istituzione che, vincolata com’è nei presupposti filosofici e di metodo, non riesce, nonostante le riforme e le promesse, a non essere violenta e autoritaria; riguardano il modo di intendere la relazione con le sostanze psicoattive, la critica senza mezzi termini dell’autoritarismo istituzionale, l’autogestione della lotta o il loro organizzarsi autogestionario in gruppi di mutuo-appoggio e di difesa.
Nessuna negazione di una patologia mentale; solo la presa d’atto dello stato dell’arte. Nessuna criminalizzazione della sostanza psicoattiva né nessuna santificazione ma una chiara consapevolezza di cosa siano le case farmaceutiche nella logica dell’Economia e delle Utilità.
Certamente uno Stato di Polizia in una cultura attuale di forte pregiudizio non aiuta nell’emancipazione specie degli individui che vivono in maggiore difficoltà. Certamente se non ci fosse imposto uno Stato di Polizia necessario alla difesa di una cultura del pregiudizio, e di tutti i suoi derivati, tanto necessaria alle Utilità, non saremmo costretti a vivere in una relazionalità autoritaria. A questa il Freedom Center contrappone una relazionalità empatica in una cornice autogestionaria. Così dicono e sembra facciano sul serio riuscendo, per molti a rappresentare una valida alternativa all’Istituzione, per altri un valido sostegno in tutto ciò in cui l’Istituzione non arriva, non ultimo, dove una persona lo volesse, dopo anni di cronica assunzione, portando il suo sostegno culturale ed esperienziale in progetti di sospensione dello psicofarmaco programmata.
Ma la psicosi, al di là di ogni abitudine ad una relazionalità autoritaria a cui ci riduce il metodo istituzionale, compreso quello della Salute Mentale, si guarisce solo con gli psicofarmaci? Per la stragrande maggioranza dei servizi di Salute Mentale italiani, posta una pietra tombale sulle buone pratiche, l’attività essenziale è rimasta quella del puro e semplice spaccio di sostanza psicoattiva. Con buona pace dei riformatori di tutti i colori. Cos'è il «FREEDOM CENTER»?

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