domenica 16 marzo 2008

CAFFÉ SIGARETTA CAFFÉ

IL RACCONTO DI "C"
E IL
M-TSO

Mal-Trattamento Sanitario Obbligatorio

Il racconto di “C”. Il TSO, lungi dal poter avere valenza sanitaria assistenziale, è trattamento violento e autoritario. È per questo motivo che di fatto non è mai esistito il TSO che nel suo concreto realizzarsi si esprime solo come M-TSO: Mal-Trattamento Sanitario Obbligatorio. Per capirlo è sufficiente chiedere a chi l’ha subito.
Il ritmo del manicomio, come il tintinnio delle chiavi pendenti dalla cintura del guardiano, come il cigolio dei cancelli del carcere. Ritmo non cambia col cambiare dello spazio che lo accoglie e lo consente. Ritmo che non cambia ora che non ti mettono più l’uniforme istituzionale. Ritmo che non cambia ora che dove c’era un direttore unico di manicomio c’è una moltitudine inflazionata di direttori, responsabili di dipartimento, responsabili di modulo, responsabili di servizio. Ritmo che non cambia ora che le chiavi si sono ridotte di dimensioni ma sono aumentate di numero.
Come non cambia il ritmo dell’esclusione quando a rinchiuderti più che le alte mura del manicomio è l’indifferenza della gente sul territorio. Rimane un fantasma all’aperto ciò che nel manicomio era un fantasma rinchiuso. Roberta aveva incontrato C. per quei pochi minuti che sono riusciti comunque a segnare la possibilità di un’intesa empatica, di una parola piena di significato e credibile nella sua profondità. La signora della piazza Verdi di Bologna, quella del 12 ottobre scorso, quella che col suo corpo degradava l’arredo urbano della città e per questo meritava un M-TSO, ha incontrato la simpatia e la solidarietà di un gruppo di impiccioni che l’hanno voluta proteggere dal trattamento che già la polizia le stava dedicando. Momenti episodici. Lì nascono, lì muoiono. Lasciano intanto spazio alla giustizia che, anche con anni di galera, riconferma di come quello della psichiatria è lo stesso ritmo delle altre istituzioni che oggi organizzano lo spettacolo di una democratica dittatura che continua a pretendere consenso alla sua produzione di morte.
Quanto la psichiatria realizza ancora di detestabile non ha bisogno di eventi occasionali. Quello che riesce a fare, sotto gli occhi della gente, lo fa con la benedizione della scienza, della legge, della giustizia… e della medicina. Lo fa non più con la non meno responsabile ignoranza di guardiani e custodi analfabeti ma con la colta complicità di una corte di operatori sanitari professionalizzati e laureati.
È indispensabile la possibilità di una difesa costante. È necessaria la creazione di Gruppi Autonomi di Difesa che abbiano la funzione di difesa concreta e reale e di mutuo soccorso nei confronti di quelle persone che la psichiatria oltre a non saper curare ha molto più ampiamente danneggiato. Che possano dare continuità all’azione di “C” e di quei giovani di Bologna.
A venticinque anni, come per Roberta, è possibile avere già alle spalle tutta una serie di M-TSO che alla persona rovinano la vita definitivamente come la stessa “malattia” non avrebbe saputo fare; come la psichiatria ha fatto nei confronti di Natale A. al quale non saranno sufficienti pianti né bestemmie e neanche rabbia a riparare quanto la mano pesante della psichiatria ha saputo realizzare.
Chi erano i mandanti dei tanti M-TSO eseguiti sulle spalle di Roberta? Chi erano i mandanti di quei poliziotti che dovevano eseguire il M-TSO per una signora che, nell’urbe bolognese, deturpava l’arredo urbano di un’Italia che ha creato come arredo monumenti di spazzatura? Sono gli stessi che hanno proposto la galera per un gruppo di persone capaci della dignità della difesa e della solidarietà con quella donna. Silenzio imposto, garanzia della privacy, M-TSO, psichiatri da cui nascondersi, poliziotti, psicofarmaci, narrazione quale sintomo da trattare psicofarmacologicamente, assenza di pur riconosciuti diritti, stigmatizzazione, totale delega all’istituzione, promozione della relazione autoritaria e repressione della relazione empatica, suicidi tentati e suicidi riusciti, bisogno per le persone di chiuderla prematuramente con la vita, sono le caratteristiche dell’attuale istituzione totale psichiatrica. Non è importante chi è “C” se non per riflettere sull’attuale democratica dittatura la minaccia della quale è sempre incombente sul collo della gente. Importante è che Roberta possa mantenere fino all’ultimo sospiro il ricordo di uno sguardo autentico, empatico che l’ha saputa incontrare mentre la psichiatria la perseguitava. Importante è che la signora del degrado urbano si sia trovata qualcuno a fianco a difenderla contro un M-TSO. Perché se una persona ha bisogno di cure deve essere sottoposta a M-TSO Mal-Trattamento Sanitario Obbligatorio? Chi sono i complici di tutto ciò? Non certo i ragazzi finiti in galera.
Su “Peggio” n° otto, Dicembre 2007, Pagine Salentine è uscito un articolo di “C”, “Caffé, Sigaretta, caffé”. Da questo momento in poi invitiamo tutti coloro che sentono una qualche affinità per le nostre posizioni a chiamare il trattamento con un nome più adeguato M-TSO: Mal-Trattamento Sanitario Obbligatorio.


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